L’Assemblea delle Donne del Lazio scrive una lettera alla Regione e alle Asl di Roma e provincia: trascurato lo screening oncologico del cancro al seno

L’Assemblea delle Donne del Lazio scrive una lettera alla Regione e alle Asl di Roma e provincia: trascurato lo screening oncologico del cancro al seno

“Siamo un’assemblea di donne – abitanti nel Lazio – in follow-up oncologico per cancro al seno.
Intanto ci preme sottolineare che dietro alla sbandierata attenzione per la diagnosi precoce del tumore più diffuso tra le donne, in realtà la rete sanitaria pubblica non garantisce strutture di prossimità che siano in grado di effettuare controlli costanti e che garantiscano continuità assistenziale a tutte le donne a rischio di cancro al seno; lo stesso screening della regione prevede solo la fascia d’età dai 50 anni in su (e dai 69 anni non viene più inviata la lettera d’invito, quindi le donne potrebbero non sapere che è prevista), quando c’è ormai l’evidenza che l’età dell’insorgenza della malattia è ben al di sotto della fascia d’età controllata.


Chiediamo dunque che si investa su una rete territoriale di strutture sanitarie pubbliche per gli esami e visite di controllo al seno, con mammografi ed ecografi di alta qualità e personale altamente qualificato sul tumore al seno. Questo permetterebbe alle donne di eseguire i controlli annuali o di screening sempre nella stessa struttura territoriale, mantenendo alti livelli di qualità e in una continuità di assistenza che dia modo di verificare e registrare l’evoluzione dello stato di salute della donna. Vi scriviamo per segnalare il malfunzionamento di servizi che dovrebbero essere garantiti da un Servizio Sanitario Nazionale che ha come obiettivo primario la cura della persona.

Ci riferiamo nello specifico alle Breast Unit e alla mancata applicazione dei protocolli sul percorso medico/assistenziale stabiliti a livello europeo, nazionale e regionale che le regolano. Il 18 dicembre 2014 il Ministero della salute ha redatto le “Linee di indirizzo sulle modalità organizzative ed assistenziali della rete dei centri di senologia”.


Il 24 dicembre 2020 la regione Lazio ha emesso la determina n. G16239 “Rete oncologica regionale per la gestione del tumore della mammella” in cui vengono descritti dettagliatamente sia le caratteristiche delle Breast Unit (a forte vocazione multidisciplinare) e dei medici che le compongono, sia il percorso medico/assistenziale che le Breast Unit devono applicare alle pazienti in oggetto.


Tale percorso prevede una prima fase di presa in carico, fino all’operazione e/o la scelta di terapie di supporto come radioterapia, chemioterapia e trattamento ormonale, ed una seconda fase – il follow up oncologico – che dura almeno 5 anni – che consiste in un percorso di controlli periodici di sorveglianza sanitaria. Nelle Linee di indirizzo è scritto: il Follow-up deve essere effettuato sotto la supervisione del gruppo multidisciplinare. […] Gli intervalli dei controlli per le pazienti con carcinoma mammario in stadio precoce devono essere effettuati sulla base delle linee guida nazionali ed internazionali. Qualsiasi indagine diagnostica sulla mammella dovrebbe essere programmata durante la visita. Gli esami da effettuare devono essere programmati e presi i conseguenti appuntamenti, riducendo al minimo gli accessi alle strutture diagnostiche da parte della paziente.


Nella determina è scritto: il follow-up oncologico prevede una sorveglianza clinico-strumentale del paziente […] La persona sarà seguita dallo specialista fino al termine dei 5 anni di follow up o del trattamento ormonale e sarà cura
dello specialista, coadiuvato dal case-manager, programmare gli esami con relativi appuntamenti; per le donne ad alto rischio di recidiva verrà valutata la possibilità di proseguire il follow up oltre il quinto anno. Le pazienti ad alto rischio di recidiva possono proseguire il follow-up fino al decimo anno. La struttura che ha in carico la persona garantisce l’esecuzione degli esami strumentali richiesti presso la stessa o uno dei servizi di senologia prossimo alla residenza della persona con il quale la struttura si raccorda
Quello che noi pazienti riscontriamo è ben altro:

  • dopo la prima fase di presa in carico, la situazione si sgretola e sparisce completamente la presa
    in carico da parte dell’ospedale di riferimento; le pazienti vengono lasciate da sole a dover
    prenotare visite ed esami di controllo. Prenotazioni a volte impossibili – ma non in intramoenia o in
    regime privato – a causa dell’inefficienza delle liste di attesa; alcune non sanno chi sia e cosa faccia il proprio case manager, ad alcune viene proposto di effettuare gli esami in regime privato nell’ospedale di riferimento (questo accade soprattutto negli ospedali privati convenzionati), non vengono garantiti neanche gli esami fondamentali come ecografie mammarie e mammografie, con la giustificazione che la struttura ospedaliera non possiede un numero di macchinari sufficienti o il personale adeguato a gestire l’elevato numero di pazienti;
  • non è presente continuità assistenziale, per cui non sono sempre gli stessi specialisti a seguire la
    paziente;
  • la multidisciplinarietà è assai carente, la maggior parte delle pazienti non ha mai visto figure
    professionali come il ginecologo, lo psicologo o il fisiatra, e i vari specialisti che visitano le pazienti
    non sembrano considerare i vari aspetti della cura, ma si interessano al loro specifico ambito;
  • Gli esami e i controlli ginecologi non sono garantiti dalla Breast Unit e questo anche se le cure hanno
    un impatto importante dal punto di vista ginecologico. Le analisi ginecologiche di controllo
    andrebbero eseguite e poi valutate, come previsto dalle normative, in un lavoro di equipe dalla
    struttura che ha in carico la paziente. Invece si lascia alle donne il compito di rivolgersi privatamente a ginecologi che potrebbero non avere le competenze per valutare i possibili problemi causati dalle terapie (cancro all’endometrio, ispessimento dell’endometrio, cisti, fibromi, secchezza vaginale e altre patologie)
  • c’è una forte disomogeneità tra le varie Breast Unit, ma anche all’interno della stessa Breast Unit tra paziente e paziente.

Abbiamo deciso di scrivere questa lettera di denuncia per pretendere l’applicazione delle leggi esistenti. Vogliamo risposte dalla Regione Lazio che scrive norme che non vengono applicate, dalle direzioni delle ASL che non fanno nulla in maniera concreta e sistemica su continuità assistenziale e accesso agli screening, dalle direzioni delle Breast Unit che non rispondono alle necessità di cura delle donne malate e non rispettano la normativa nazionale e regionale. Firmata.
Assemblea per la salute delle donne
Coordinamento Regionale Sanità
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Last Updated on 24 Gennaio 2022 by

AutoreL

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