Testimonianza di un pilota italiano dal confine ucraino-polacco

Testimonianza di un pilota italiano dal confine ucraino-polacco

Non ero lì come passeggero, ma come pilota. Di notte hanno iniziato l’invasione e chiuso lo spazio aereo ucraino, non potevamo decollare, ma dovevamo uscire fuori dal paese”.

La preziosa testimonianza di Corrado Meneghello presenta uno scenario preoccupante circa quanto sta accadendo ed è accaduto dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. In special modo, il nostro testimone, ci ha riportato dettagliatamente la situazione al confine tra Ucraina e Polonia.

Era il 23 febbraio e fortunatamente Corrado e i suoi colleghi si sono spostati da Kiev il pomeriggio stesso per andare a Leopoli. Hanno appreso dello scoppio della guerra la mattina seguente tramite televisione e i giornali e increduli sono rimasti in albergo aspettando indicazioni da parte della compagnia. Quest’ultima si occupa di affittare gli aerei con gli equipaggi per svolgere dei voli cargo per una compagnia ucraina. Si tratta di voli che da Kiev sono diretti a New York o ad Hong Kong. 

grafiche febbraio

Un autista li aspettava fuori dall’albergo per portarli al confine con la Polonia, ed è lì che la situazione ha cominciato ad aggravarsi. Dopo un po’ di chilometri e rallentamenti c’è stato lo stop di tutte le macchine: la strada era troppo trafficata, non si poteva più proseguire guidando. Non c’era altro da fare che continuare a piedi e iniziare il lungo pellegrinaggio di 7km con trolley, valige e borse fino. Insieme a loro tanta gente cercava, al freddo e al gelo, di raggiungere camminando il confine polacco. Gli uomini accompagnavano donne, bambini e anziani fin dove potevano visto che a loro non era permesso uscire dal paese se avevano un’età compresa tra i 18 e i 60 anni.  

Finalmente, dopo ore di cammino ce l’hanno fatta, sono arrivati al confine e potevano vedere i due cancelli, strettissimi, che li separavano dalla fuga nel paese sotto attacco. Corrado ci ha spiegato che “le persone erano tantissime, non sono riuscito a prendere il cappello e i guanti di lana per quanto ero schiacciato in mezzo alla gente. Abbiamo aspettato 5 ore per riuscire a passare, ma solo perché abbiamo saltato la fila, lunga più di 200 metri, altrimenti sarei restato lì per almeno un giorno e mezzo”. Il cancello si apriva in media ogni mezz’ora oppure ogni ora così da far passare qualcuno, poi lo richiudevano subito.

I ricordi più vividi che Corrado si porta dietro sono “la marea di donne, anziani e bambini che si trascinano lentamente con le valige al freddo, chiedendo aiuti e la folla ammassata di notte, all’aperto, in piedi ad aspettare per passare il confine. Non c’era quasi nulla intorno, solo un piccolo baretto, dove nessuno si ricava perché altrimenti non si poteva più rientrare più nella fila. Le persone evitavano di andare in bagno, bere, mangiare o ripararsi”. Dopo 10 metri percorsi in 5 ore sono riusciti a passare, prendere una macchina e un aereo e ora sono tornati tutti a casa.  

Il racconto del nostro pilota è stato solo il primo di una serie di testimonianze chiave che hanno contribuito a rendere noto ciò che stesse accadendo non troppo lontano da noi. Ogni giorno, inviati sul posto, reporter e privati cittadini mostrano con i propri dispositivi quanto stia accadendo e lo fanno rischiando ogni singolo minuto la propria vita.

Lucrezia Caminiti

Last Updated on 15 Marzo 2022 by AutoreL

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