LAZIO, BOOM DI NIDI CARETTA CARETTA SUL LITORALE

LAZIO, BOOM DI NIDI CARETTA CARETTA SUL LITORALE

La Regione tutela le testuggini. Intervista a Luca Marini, coordinatore TartaLazio

All’alba i segni sulla sabbia sono definiti. L’impronta inconfondibile del piastrone e delle pinne si trascina dalla riva alle dune più basse, per poi sparire nel punto in cui, a circa 30-50 cm di profondità, il suolo custodisce il rito millenario della deposizione delle uova. Per la precisione, uova di Caretta caretta, la tartaruga più diffusa nel Mediterraneo occidentale. Basta poco però a spezzare la magia: se un’umidità appena più intensa della spiaggia impedisce la schiusa, una luce artificiale può disorientare completamente i piccoli, programmati biologicamente per la corsa verso il riflesso luminoso della luna che si specchia in mare, e condannare a morte tutta la nidiata. Per tutelare la specie, la Regione Lazio ha siglato un’intesa con Federbalneari: attività che vanno dalla corretta manutenzione degli arenili alla sensibilizzazione dei cittadini. Ne abbiamo parlato con Luca Marini, coordinatore di TartaLazio, la Rete regionale per il recupero, il soccorso, l’affidamento e la gestione delle tartarughe marine per la riabilitazione e il rilascio, che lavorerà all’iniziativa in sinergia con i Comuni del litorale laziale.

La Caretta caretta è molto comune nei paradisi caraibici, sulle coste del Pacifico, dell’Oceano Indiano e del Mediterraneo Orientale. Da quanto tempo nidifica sul litorale laziale?

“Se fino a 20 anni fa sulle coste italiane deponeva le uova solo a Lampedusa, dal 2016 nidifica anche nel Lazio. Il primo nido è stato rinvenuto a Nettuno, mentre la prima schiusa è avvenuta a Montalto di Castro, due anni dopo. A partire da quella data, la si trova anche in Spagna e Francia. Quest’anno i ritrovamenti in Italia sono raddoppiati, e in regione abbiamo censito più di 15 nidi.”

Come mai si sta spostando sempre più nelle nostre acque?

Sicuramente per via dell’aumento delle temperature e del cibo. La pesca selvaggia dei piccoli pesci ha determinato la proliferazione dei loro ‘competitor naturali’, le meduse, a loro volta alimento perfetto per le tartarughe. In fatto di mutamenti climatici, la loro presenza è un indice positivo e negativo insieme: significa infatti biodiversità ma anche surriscaldamento delle acque. Ciò non vuol dire che una diminuzione delle Caretta caretta sarebbe sinonimo di mari più sani, tutt’altro”.

Una specie numerosa eppure a rischio estinzione. Perché?

Secondo l’IUCN (International Union for the Conservation of Nature) la Caretta caretta è vulnerabile a causa dell’inquinamento, della plastica, delle catture accidentali (solo nelle nostre acque, almeno 150.000 ogni anno) e, più in generale, del disturbo antropico, cioè dell’impatto delle azioni umane sull’ecosistema. Inoltre le nostre spiagge, piccole e affollate, non sono habitat d’elezione per questi animali: i nidi sono a rischio, spesso TartaLazio deve spostarli in luoghi più sicuri, sebbene si tratti di un’operazione molto complicata. La settimana scorsa si sono schiuse una settantina di uova che avevamo trasferito a San Felice Circeo. Anche le mareggiate, più frequenti rispetto al passato e solitamente tipiche del periodo invernale, costituiscono una minaccia molto seria”.

In cosa consiste il protocollo firmato dalla Regione?

“E’ previsto un Codice di condotta finalizzato alla tutela delle tartarughe marine e dei loro nidi, diffuso fra i gestori degli stabilimenti che collaborano gomito a gomito con noi. Corsi appositi insegnano agli operatori la pulizia manuale delle spiagge per preservare le tracce delle deposizioni, che possono trovarsi a fil di sabbia, e campagne informative spiegano ai cittadini il comportamento da tenere se ci s’imbatte in una nidiata, da giugno a fine settembre, o in un animale spiaggiato, durante tutto l’anno: mai toccarli, potrebbero essere impigliati in una rete, feriti o malati e non sopravvivere al rilascio in acqua. Va contattata la Capitaneria di Porto al numero verde 1530, sono loro ad avvisarci per un pronto intervento. Alle nostre attività partecipano anche i colleghi guardiaparchi dei Castelli Romani”.

Una curiosità. E’ vero che le tartarughe piangono durante la posa delle uova?

“La lacrimazione automatica non è altro che un modo per espellere il sale. Sono rettili, quella delle lacrime è una trovata un po’ romanzata per sentire questi animali più vicini a noi”.

di Viviana Passalacqua

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Last Updated on 16 Settembre 2023 by Autore P

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