La musica di Chiara Sorbo: la storia di un “io” jazz tormentato

La musica di Chiara Sorbo: la storia di un “io” jazz tormentato

Chiara Sorbo è una cantautrice, classe ’89 nata a Piacenza, ma che dall’età di 5 anni vive a Ciampino. È diplomata in canto Jazz, dalla voce calda e fortemente Blues che oltre a lavori inediti appena pubblicati dall’etichetta Terre Sommerse, diretta da Fabio Furnari, sottoproduzione del bassista storico di Venditti Marco Vannozzi, si cimenta in un repertorio elegant blues jazzy che l’ha vista collaborare accanto a grandi nomi del genere e per importanti festival.

Al momento sono stati lanciati i due singoli “Donna” ed “Il silenzio del mare” e si sta lavorando alla produzione di altri sette brani. I suoi inediti al momento sono una quarantina.

L’abbiamo raggiunta per scoprire chi è davvero e da dove nascono i suoi brani più famosi.

Chiara, come nasce la canzone “Donna”?
In realtà tutti i miei brani, non solo donna, nascono in modo immediato. Sono delle rielaborazioni del mio “io” e spesso riflettono quello che ho subito o anticipano situazioni che devono realizzarsi. Nello specifico, il brano “Donna” nasce da un malessere che ho provato da sempre in alcuni momenti della mia vita. Io ero una ricercatrice e ho subito mobbing sul lavoro. Tutto è partito da qui. Ricordo che nonostante avessi vinto dei premi nell’ambito della ricerca c’era sempre qualcuno che sul lavoro voleva di più. Altra cosa che ho sentito molto è quello di essere una donna del Sud Italia. Già a partire dalla famiglia vedevo le differenze tra maschio e femmina: mio fratello usciva e io ogni volta per vedere i miei amici dovevo discutere. Poi sono venuta a contatto anche con la violenza. Purtroppo, proprio nel periodo in cui ho composto donna, stavo uscendo da una relazione tossica in cui ho subito una violenza psicologica non indifferente. Cambiò tutto durante un mio viaggio di dottorato in Thailandia. Ricordo la scena che mi scosse: lì vidi delle quattordicenni in strada che si prostituivano per mandare i soldi a casa alla famiglia. In quel momento è nata la canzone.

In fretta a furia, senza perdere tempo, presi una penna e un foglio e la canzone “Donna” prese forma.

La donna nel mondo della canzone e dello spettacolo. Esiste anche qui differenza di genere?
Senz’altro. È un ambito dove la musica è strettamente collegata al mondo dello spettacolo e, quest’ultimo all’apparenza e alla bellezza. Ho notato che essere donna in questo mondo sembra quasi che ti obblighi a fare strada con altre qualità, che il talento da solo non basti. Ricordo un episodio che mi ha segnata. Ho sempre cantato da quando ho sei anni e lo faccio di mestiere da circa cinque anni. Quando avevo 20anni mi capitò di conoscere un personaggio abbastanza ambiguo e anche molto noto nel mondo dello spettacolo che mi fece delle proposte oscene con un con un contratto in mano di direzione. Scappai disgustata e mi segnò talmente tanto da smettere di cantare per due anni. Ora il mio ambito musicale è diverso, faccio jazz e questi meccanismi ancora non li noto, ma ce ne sono di altri tipi: il jazz è associato ad un immaginario di musicisti uomini, e la donna è solo la cantante. Sono stati decisivi nel mio percorso musicale Simone Galassi alla chitarra, Gianluca Sali al Basso, Flavio Bonanno al pianoforte, Dario Bellavia alla batteria e al Sax tenore André Arce Maldonado. Grazie a loro è stato possibile la produzione degli inediti e intraprendere questa strada, sono stati e sono tutt’ora di grande supporto.

Quindi possiamo dire che essere donna è stato invalidante per te, come cantante, ma a volte come persona…
Per certi versi sì, ho anche desiderato essere un uomo. Ma poi mi sono resa conto che essere donna è speciale, tu puoi dare la vita. Inoltre, la compagine di invisibili non è rilegata: uomini e donne subiscono ingiustizie gravi per disparate ragioni e mode. Andando avanti e crescendo sotto il punto di vista artistico e personale mi sono resa conto che è proprio la condizione dell’essere umano ad essere problematica. Indagando tanto l’aspetto antropologico nella mia musica ho visto tanta sofferenza, indistintamente dal sesso e dall’età. Un altro brano che uscirà a breve “Il posto giusto” tratta proprio del “razzismo su base economica” che l’uomo medio subisce. Però sono contenta e orgogliosa di essere donna, ho lottato per esserlo.

Tratterà altri temi impegnati nei suoi testi?
Tutti i miei brani sono impegnati in verità, è difficile trovarne uno leggero. Nonostante le sonorità che scelgo, tutte abbastanza ironiche, i brani contengono delle crude verità. La mia musica vuole denunciare, cerco di indagare quello che capita a me stessa. Sono grida di ascolto, di dolore, di perdono.

Un consiglio per emergere in questo mondo?
Crederci, non mollare mai e lavorare duramente. È difficile visto che vivere di musica in questo mondo, senza agganci, è quasi impossibile. Se vivi di arte e scrivi sui sentimenti emergere è più complesso rispetto ad artisti che scrivono canzoni con l’algoritmo e seguendo le logiche delle visibilità. Molte volte essere profondi e contorti non vende.

Foto di Carlo Paluzzi

Last Updated on 22 Giugno 2023 by AutoreL

AutoreL

Un pensiero su “La musica di Chiara Sorbo: la storia di un “io” jazz tormentato

  1. Ho una grande artista come vicina di casa ma non mi sono mai accorto. Leggendo la sua breve storia umana mi sono commosso tanto. Ho versato anche qualche piccola lacrima. A Chiara i miei più calorosi e affettuosi saluti.

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