I Talenti dei Castelli – Due chiacchiere con… Shany Martin (di Velletri)

I Talenti dei Castelli – Due chiacchiere con… Shany Martin (di Velletri)

Care Lettrici e Cari Lettori, questo mese per la rubrica “I Talenti dei Castelli” ho l’onore e il piacere di intervistare il comico, attore ed imitatore Shany Martin, veliterno, classe ’92.

Ironico, spigliato e divertente, Shany diventa noto al grande pubblico grazie a numerose esperienze televisive, come il film di Luca Manfredi dedicato ad Alberto Sordi, ma anche grazie alla stagione ad Edicola Fiore con Fiorello e la stagione al Teatro Puff di Lando Fiorini, dove ha vinto il premio di poesia romanesca dedicata ad Aldo Fabrizi. Recentemente, il giovanissimo comico castellano ha vinto il Sanpietrino d’Oro, premio dedicato alla romanità.

Ciao Shany, che piacere averti in questo spazio! So che fin da bambino hai avuto una vena artistica molto spiccata, c’è un evento in particolare che ti ha dato la spinta necessaria per fare di questo sogno il tuo lavoro? Se sì, ti va di raccontarcelo?

Essere nato in una Famiglia che ti stimola a scoprire i film più belli del nostro Cinema (da Sordi a Fellini, da Totò a Tognazzi), a scoprire la musica (mi chiamo Shany perché quando Mamma Donatella mi aspettava nel pancione trasmettevano sulla Rai una miniserie dedicata a Johann Strauss, e ‘Shany’ era il nomignolo del grande Musicista Viennese, figurati…), aver ricevuto in dono la mia prima chitarra da mia sorella Susi e mio cognato Michele, essere coccolato da una Zia (Carla) che mentre cucinava ti insegnava, da bambino, a suonare gli stornelli Romaneschi… questi sono stati i grandi e fortunati eventi che mi hanno dato la vera spinta. Tutto ciò che sono riuscito a conquistare oggi, cose grandi o piccole che siano, sono legate attraverso un cordone ombelicale ai momenti della mia infanzia.

Ultimamente rifletto spesso sul fatto che ho avuto a che fare, in un modo o nell’altro, con le vite di tutti i miei miti da bimbo: con quella di Alberto Sordi attraverso il film dedicatogli, con quella della famiglia Manfredi (attraverso Luca, figlio di Nino, per aver diretto il Film su Sordi e persino con Nino che conobbi a cinque anni), con la famiglia Tognazzi attraverso l’amicizia e le collaborazioni con Gianmarco Tognazzi, con quella di Lando Fiorini attraverso l’esperienza come attore al Teatro Puff di Trastevere… ho inciampato, purtroppo solo per pochi istanti, anche con la vita di Gigi Proietti.

Quando nel 2018 la Roma vinse contro il Barcellona per 3 a 0 e si aggiudicò la semifinale di Champions League, tornato dallo Stadio Olimpico scrissi di getto una poesia in Romanesco dedicata alla mia Squadra del Cuore intitolata “Preghiera del Romanista”. Il giorno dopo, tutti i giornali sportivi scrivevano “Gigi Proietti ha dedicato una poesia alla Roma”. Ovviamente non fu lui ad appropriarsi del testo, ma grazie a qualche giornalista che diffuse la fake-news mi piace pensare di essere entrato in punta di piedi nei suoi pensieri almeno per un po’.

Durante questo tuo percorso artistico ci sono stati momenti in cui hai pensato di mollare?

Sempre, purtroppo. Da anni, all’inizio di ogni lavoro, appare la solita nuvola che mi tormenta con questo pensiero. A volte perché cerco una perfezione che per natura non può esistere, altre volte perché ho paura del futuro, altre volte perché capitano i periodi in cui non si lavora, altre volte perché amo il mestiere che ho scelto ma non mi piacciono alcune persone che lo praticano e lo rovinano mettendo sé stessi prima dell’Arte. Altre volte invece temo di non piacere più (o di non essere mai piaciuto?) … Insomma, troppi ce ne so’ de “altre volte”! Ma poi comincio a mettermi al lavoro e mi accorgo che non saprei fare altro nella vita, quindi mi ritrovo dolcemente obbligato ad andare avanti. Anche perché ho promesso a mio Padre di far fruttare il nostro cognome nel miglior modo possibile, e questo è quello che mi riesce meglio. Sono fortunato a trovarmi nella situazione di poterlo fare, questo lavoro. Sotto tutti i punti di vista.

Sei giovanissimo, ma nonostante la tua giovane età hai lavorato a stretto contatto con grandi artisti, prima nella scuola di Brignano e poi in scena con Enzo Salvi, Antonio Giuliani, Ruffini, Verdone e tanti altri. Tra tutte queste esperienze quali ricordi con maggior emozione e affetto?

Senza ombra di dubbio quella con Carlo Verdone. Anche se non fu una vera e propria esperienza di lavoro ma un incontro master di Cinematografia a Cinecittà.

Ho iniziato ad avvicinarmi alla mia passione grazie a due nomi: Alberto Sordi e Carlo Verdone. Con il primo, per ovvi dati anagrafici, non ho mai potuto avere a che fare da vicino. Ma quando mi è stata data l’occasione di prendere parte al Film dedicato alla sua vita (“Permette? Alberto Sordi” di Luca Manfredi) un piccolo spicchio di quel vuoto si è colmato ed ho sentito di avere Alberto al mio fianco.

Con Verdone, invece, ho avuto a che fare diverse volte rimanendo però nel ruolo di Fan. Il sogno più grande che coltivo da quasi vent’anni è quello di poter lavorare con lui. Se un giorno il mio desiderio si avvererà, pubblicherò alcuni scritti di un mio taccuino che parlano proprio di questo. È una sorta di diario che ho deciso di iniziare per descrivere passo passo la mia “corsa a Carlo Verdone”. Se un domani tutto andrà per il meglio, sarà divertente leggere ciò che mi capita da anni in nome di questo sogno. Alberto e Carlo sono due Amori che hanno reso più bella la mia vita, non potrò fare altro che ringraziarli in eterno.

In questo particolare momento storico, dove l’arte è lasciata alle porte e sorridere è complicato, tu hai deciso di iniziare una nuova trasmissione radiofonica “Piacere, Shany Martin” su Radio Antenne Erreci, com’è nata quest’idea? Hai altro che bolle in pentola?

L’idea di approfondire l’attività Radiofonica (che avevo già intrapreso in passato proponendo diversi Varietà, come ad esempio “Un Velletrano a Roma” per Radio Italia Anni Sessanta) è nata, oltre alla voglia e al piacere di raccontare storie, dalla scioccante situazione in cui la pandemia ci ha trascinati.

Con l’impossibilità di lavorare nei Teatri e con gli eventi dal vivo, la Radio rappresentava l’unica strada per riprendere un po’ d’aria e continuare ad esistere lavorativamente. Fortunatamente ho avuto la lucidità e la capacità di riadattare il repertorio che sfruttavo dal vivo prima della pandemia e trasformarlo in linguaggio Radiofonico.

Siamo già alla seconda stagione di “Piacere, Shany Martin” e la novità delle nuove puntate sta nel fatto che racconto Favole, da Pinocchio a Cappuccetto Rosso, riscrivendo i testi e adattandoli al mio modo di fare Commedia, componendo le sigle musicali, cambiando le voci (imitando parenti, amici e conoscenti incontrati in strada fino ad oggi) e prestandole ai personaggi delle storie. Sui miei canali Social ripropongo le repliche di tutte le puntate, per chi fosse incuriosito dal mio lavoro. Spero che in pentola torni a bollire la serenità di una volta. Lo auguro a tutto il mio settore… e non solo.

Ho un’ultima domanda per te: Se potessi riavvolgere il nastro della vita e potessi riabbracciare il te del passato, che consiglio gli daresti?

Di non tornare nel futuro.

Flavia Arcangeli

Last Updated on 13 Aprile 2021 by

Redazione 2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Tutti i diritti riservati