Castelli Romani, EcoIstituto e RifostiAmo critici verso la raccolta dei funghi che minaccia il territorio

Castelli Romani, EcoIstituto e RifostiAmo critici verso la raccolta dei funghi che minaccia il territorio

Castelli Romani – Pubblichiamo la nota di EcoIstituto e RiforestiAmo a proposito dello sfruttamento del territorio da parte dei raccoglitori di funghi, alcuni dei quali ricorrono a pratiche barbare di vecchia data e totalmente antiscientifiche, dallo sradicamento delle specie ritenute nocive all’incendio di intere aree boschive, convinti che le fiamme possano favorire la crescita di una determinata specie di fungo.

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Purtroppo uno dei problemi ecologici degli habitat dei Castelli Romani è proprio lo sfruttamento della produzione micologica del bosco e dei prati. Sono talmente tanti i raccoglitori di funghi che stanno mettendo in pericolo la fauna e le foreste, oltre che i funghi stessi.
Bisogna infatti sapere che i funghi sono essenziali agli ecosistemi forestali e prativi, molti animali mangiano i funghi, funghi che sono essenziali alla vita del suolo da cui dipendono la sopravvivenza e la salute degli alberi. La simbiosi tra funghi e alberi è essenziale per la vita di entrambe queste famiglie. Spesso vengono raccolti prima di aver compiuto il loro ciclo riproduttivo e comunque sempre prima del loro ciclo naturale.
Molti “fungaroli” distruggono i funghi non commestibili per la falsa credenza che intralcino la nascita di quelli commestibili. A volte calpestati senza motivo. Alcuni arrivano anche a dare fuoco al bosco, come è successo più volte sul monte Artemisio, per favorire un certo tipo di fungo.
Ci sono infatti vecchie credenze che sono dure a morire, talmente radicate nella mente soprattutto di persone anziane che non si smuovono dalle loro errate convinzioni, e il rapporto tra incendi e funghi è una di queste.
Si dice “saggezza popolare” e si citano nozioni prive di qualsivoglia valenza scientifica, per giustificare comportamenti assurdi, del tutto pesantemente dannosi.
Gli incendi boschivi ai fini del rinnovo vegetazionale sono il più classico dei comportamenti condannabili, in tutti i sensi visto che è un reato penale, ancor di più in un’epoca come quella moderna, caratterizzata da evidenti cambiamenti climatici.
D’altronde su un territorio di 15.000 ettari ormai gravano più di 500.000 persone, con una impronta ecologica enorme non ci si può aspettare di poter fare le stesse cose che si facevano nel passato con una popolazione molto più esigua.
Si dovrebbe stabilire un periodo di moratoria periodico per far ristabilire l’equilibrio del suolo, oltre a combattere (seriamente) le discariche nei boschi e gli incendi
“.

Last Updated on 7 Settembre 2022 by

Redazione

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