Sferruzzare nella modernità

Sferruzzare nella modernità

I gruppi di maglia e uncinetto ai Castelli Romani e l’importante segno di modernità di un’arte che spesso viene considerata antica

Quando si può parlare di modernità? Quali sono gli esempi che ci indicano che il progresso sta facendo passi da gigante?

Queste domande, oggi, potrebbero avere delle ovvie risposte. La tecnologia, ad esempio, potrebbe essere un indicatore di modernità. Oppure, il mondo social che permette di tenere in contatto milioni di persone anche a distanza di migliaia di chilometri.

Il rischio, però, di una modernità spinta, che cerchi solo la performance sfruttando gli strumenti tecnologici, può senza dubbio annullare ciò di più bello di cui gli esseri umani possono godere: lo stare insieme e il valore della memoria.

Nelle comunità di alcune cittadine dei Castelli Romani si pratica ancora la cara vecchia arte della maglia. Ferri, uncinetti, gomitoli di lana sono gli attori non protagonisti. Perché gruppi di donne, e anche qualche sparuto uomo, sono coloro che danno vita a una socialità che ha tutte le caratteristiche della modernità.
“Lo sai che esiste un social mondiale, con milioni di iscritti, esclusivamente dedicato ai lavori di maglia?”, mi dice Maria Rita (del gruppo Si trama in Biblioteca che si riunisce tutti i giovedì presso la Biblioteca Comunale di Genzano). E mi fa conoscere www.ravelry.com: un vero e proprio luogo di incontro di tutti gli appassionati dell’arte dello sferruzzare. “Quando mi trasferii per lavoro negli USA, sono riuscita a crearmi amicizie grazie a questa piattaforma, perché esistono gruppi in tutto il mondo e grazie ai quali, condividendo la passione per la maglia, hai possibilità di fare conoscenza anche se sei lontano dal tuo luogo di origine.

Le fa eco Rossana (che frequenta il Corso di maglia e uncinetto presso la Biblioteca di Rocca Priora), la quale mi dice: “Riunirci due volte a settimana per realizzare un progetto insieme ad altre persone è una fucina di idee, perché si condividono non solo le esperienze tecniche di maglia e uncinetto, ma anche le proprie esperienze di vita”. E mi racconta che, oltre a mettere in pratica l’umiltà nell’accettare l’insegnamento di chi ha più esperienza di lei, nel gruppo che frequenta si realizza una vera e propria inclusione perché ne fanno parte anche persone con disabilità e, roba da non crederci, un uomo.

E pensare che i pescatori irlandesi e i pastori andini sono dei capisaldi della tradizione secolare del lavoro a maglia: realizzavano, e realizzano ancora oggi, tra i capi d’abbigliamento più richiesti ed esclusivi.

Sicuramente altri gruppi dediti alla creazione con i ferri e l’uncinetto esistono nel territorio dei Castelli Romani. Altri ancora se ne stanno costituendo in alcune Biblioteche comunali.

Rimane il fatto che, purtroppo, l’idea del lavorare la maglia venga ancora considerato come un qualcosa di antico, di antiquato, di inutile. Niente di più sbagliato, al di là della modernità di una piattaforma tecnologica che crea socialità vera, scevra dai leoni da tastiera che imperversano ovunque; al di là di Tom Daley, giovane tuffatore inglese campione mondiale e medagliato olimpico dalla Piattaforma, che sferruzza nei momenti di relax tra una gara e un allenamento.

“Riunirsi per lavorare la maglia crea un’energia positiva perché nel gruppo c’è accoglienza. Ci si parla e ci si apre senza essere giudicate. Oltre al fatto che si continua a rendere viva una tradizione, la storia delle nostre famiglie”, mi dicono all’unisono Maria Rita e Rossana nella piacevole chiacchierata fatta con loro.
Il mondo dei ferri e dell’uncinetto, meriterebbe un maggior approfondimento, perché esserne entrato in contatto ha spalancato delle porte che purtroppo sono spesso troppo chiuse alla modernità.

Claudio Chiavari

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Last Updated on 25 Maggio 2024 by Autore G

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