Morto Franco Migliacci, aveva 92 anni

Morto Franco Migliacci, aveva 92 anni

Il paroliere Franco Migliacci ci lascia oggi all’età di 92 anni in una clinica romana

Adnkronos – Francesco (detto Franco) Migliacci nasce a Mantova il 28 ottobre 1930. Segue gli studi a Firenze dove il padre, Maresciallo della Guardia di Finanza, si trasferisce nel 1934. Inutilmente indirizzato al corso di ragioneria, Franco scopre che la sua vera passione è l’arte in tutte le sue espressioni, dalla letteratura allo spettacolo, dalla musica al figurativo. Fin da giovanissimo partecipa a molti spettacoli teatrali, anche a quelli organizzati dagli studenti nei Giardini di Boboli dove, ogni anno, il Maggio Musicale Fiorentino lascia disponibili le sue splendide scenografie per le parodie goliardiche.

Nel 1952 vince un concorso cinematografico per giovani talenti, indetto per la riapertura degli “Stabilimenti Cinematografici” a Tirrenia (Pisa). Il premio è una piccola parte in un film con Nino Taranto realizzato a Cinecittà. Migliacci prende il primo treno per Roma, ma la produzione cinematografica fallisce al primo ciack. e per lui cominciano anni difficili: fa la comparsa e scrive e disegna storie per i giornali per bambini: “Bambola” e “Lupettino” diretti da Nino Capriati, “Il Pioniere” diretto da Gianni Rodari. Alcune di quelle storie a fumetti sono ispirate dalle canzoni di uno degli amici più cari, Domenico Modugno, conosciuto durante i provini del film “Carica eroica”. I due diventano amici inseparabili.

Finalmente nel giugno del 1957 in una delle giornate più scombinate e negative della sua vita, come da lui stesso raccontato, aiutato da due bicchieri di Chianti e dalle riproduzioni di due pitture di Marc Chagall appese alle pareti della sua camera, Migliacci prende carta e penna e butta giù un’idea: “Di blu mi ero dipinto per intonarmi al cielo, lassù nel firmamento volavo verso il sole e volavo felice ancora più sù, mentre il mondo spariva lontano laggiù… volavo nel blu, dipinto di blu”. Franco Migliacci è contento sia per “aver trovato la maniera di mandare al diavolo questo mondo inospitale” e sia perché potrebbe essere una canzone davvero originale. Ma che ne dirà Modugno?

La notte stessa Franco e Mimmo si incontrano a Piazza del Popolo a Roma. “Mi è venuta un’idea per una canzone… ma, bada che non è un’idea normale… per una canzone normale…”, premette Franco. Ma Modugno, impaziente, gli strappa dalle mani quel pezzo di carta, lo legge e sbotta in una risata fragorosa: “Sarà un successo pazzesco! Dai, mettiamoci subito a lavorare!” “E’ fatta!” – pensa Franco, che si fida ciecamente dell’intuito dell’amico. Ma dal concepimento al parto passano sei interminabili mesi di duro travaglio. Ne vale la pena perché è così che, sotto la scuola di Modugno, Franco Migliacci impara a scrivere le canzoni.

Al Festival di Sanremo 1958 “Nel blu, dipinto di blu” entra con 99 voti su 100 della giuria, ma i divi del momento rifiutano d’interpretare: è una canzone che non sta né in cielo, né in terra, a loro giudizio. La giuria decide allora che il brano sarà cantato dallo stesso Modugno e da un debuttante che, come tale, non può dire di no: Jonny Dorelli. “Nel blu, dipinto di blu” non solo stravince ma rivoluziona il gusto musicale degli italiani. Modugno sul palcoscenico del Festival osa un gesto che nessun cantante aveva mai osato: apre improvvisamente le braccia come se spiccasse il volo. Quel gesto istintivo era, inconsapevolmente, un gesto simbolico in perfetta sintonia con le varie ‘aperture’ di quegli anni assetati di cambiamento, di conquiste culturali, tecniche, economiche.

Quel volo di Modugno partito da Sanremo supera immediatamente i confini d’Italia e d’Europa. Negli Stati Uniti domina a lungo le classifiche e vende, negli anni 1958-59, oltre 22 milioni di copie, vincendo ben due Grammy. Da Ella Fitzgerald a Dean Martin ed a Ray Charles, da Barney Kessel a Dalida, dalle Mc Guire Sisters ai Gipsy Kings, da David Bowie a Luciano Pavarotti, in tutto il mondo sono più di quaranta gli artisti famosi che hanno inciso “Nel blu, dipinto di blu”. La canzone è tradotta in tutte le lingue, ma quasi tutti la cantano in italiano, specialmente quelle frasi che fanno “Volare”.

Nei suoi viaggi negli Stati Uniti agli inizi degli anni ’60 Franco Migliacci scopre l’esistenza di una vasta produzione discografica dedicata ai ‘teen agers’, cioè i giovani dai 13 ai 19 anni; un’età in Italia non considerata perché da una discografia per bambini fatta di tiritere e filastrocche si salta, improvvisamente, a vere e proprie canzoni d’amore per adulti. E sempre in quel periodo Migliacci, il paroliere per antonomasia degli anni del boom economico italiano, riesce a fare accettare e riconoscere, con non poche resistenze, al mondo discografico italiano anche una nuova professione: quella del talent scout, spesso accompagnata da quella del produttore discografico, da lui perfettamente incarnata.

Franco Migliacci resterà nella storia della canzone italiana come l’autore del più grande successo di tutti i tempi: la coppia Modugno-Migliacci ha prodotto anche altro: “Farfalle”, “Selene” (che in Russia si chiama “Gagarin twist” in onore dell’astronauta), “Libero”, “Addio, addio” (che Mimmo cantò con Claudio Villa vincendo un altro Festival di Sanremo), “Pasqualino Marajà” (interpretata con grande successo anche da Aurelio Fierro, Roberto Murolo, Renato Carosone), “Io” (che negli Stati Uniti andò ai primi posti della classifica americana con l’interpretazione di Elvis Presley).

Grazie Maestro Migliacci!

Last Updated on 15 Settembre 2023 by Autore C

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