L’Opera mondo di Giuseppe Bonaviri. Anno bonaviriano 2022-2023 verso il centenario della nascita

L’Opera mondo di Giuseppe Bonaviri. Anno bonaviriano 2022-2023 verso il centenario della nascita

Roma – Il 21 marzo 2022 ore 9.00 presso la Biblioteca centrale nazionale di Roma, il Centro Studi Internazionale Giuseppe Bonaviri presenterà la prima giornata convegnistica che inaugurerà i festeggiamenti verso il centenario della nascita del Maestro.

L’attualità dell’arte e della poetica di Bonaviri rappresenta, ancor più in questa era pandemica, quel cambio di paradigma necessario a combattere l’anestesia derivata dalla grande crisi globale di intere generazioni. La kermesse del 21 marzo, che proseguirà con incontri itineranti, seminari, giornate studio e installazioni, vedrà la presenza di esperti e studiosi internazionali.

Giuseppe Bonaviri è uno scrittore, medico cardiologo e poeta della seconda metà del Novecento. Nasce l’11 luglio del 1924 in Sicilia, a Mineo, patria che diede i natali a molti letterati illustri: in primo luogo al poeta satirico-burlesco Paolo Maura (1638-1711) e a uno dei primi teorici del Verismo, Luigi Capuana (1839- 1915).

È il primo dei cinque figli di Settimo Emanuele e di Giuseppina Casaccio; trascorre l’infanzia e parte della sua giovinezza in casa degli zii, non perdendo mai lo stretto legame con i suoi parenti e fratelli. L’esperienza del distaccamento familiare segnerà profondamente Bonaviri.
Dopo una licenza classica si iscrive alla facoltà di Medicina e chirurgia presso l’Università di Catania. Nel 1953 incontra Raffaella Osario, tra i due inizia una storia amorosa, si sposano e nel ’57 si trasferiscono in Ciociaria.

grafiche febbraio

L’attività medica lo porta a contatto con la grande sofferenza umana e della quale sono pervase le sue opere. E’ possibile notare da subito un primo punto di incontro tra l’arte medica come scienza e la letteratura.
Bonaviri, medico scrittore, calato nella nuova realtà locale ciociara, esplora quelle terre verdeggianti ed incontaminate che gli ricordano la sua Sicilia e che diventeranno le radici da cui nutrirsi, rimanendo punto focale della sua opera romanzata.

Bonaviri entra nel “mirino” dell’Accademia di Stoccolma per ben un ventennio, tanto che nel 1984 verrà presentata la sua prima candidatura al Nobel, mentre l’ultima risale al 2002.
Il suo mondo sarà vivificato dalla vicinanza, dalle corrispondenze e dai rapporti intessuti, durante anni difficili di confinamento in una piccola provincia del centro Italia, con molti letterati, giornalisti e critici della seconda metà del ‘900, tra cui Calvino, Vittorini, Sciascia, Manganelli, Troisi, Pomilio, De Libero, D’Arrigo.

Una scrittura – quella bonaviriana – difficilmente racchiudibile in un unico genere letterario: considerato vicino al neorealismo novecentesco, con una propria tendenza narrante scandita da favole e racconti di miti, con continui riferimenti alle teorie scientifiche. È una scrittura cosmica, lunare, triste, solipstica, introflessa eportavoce di quello autore mistico e tormentato. I tormenti di Bonaviri erano i conflitti e dilemmi della vita, la paura della morte, l’obblio e l’abbandono, ma allo stesso tempo piena di gioia tipicamente fanciullesca e fiabesca insieme.

Un narrare genuino dove si riscopre il forte sentimento per gli affetti e la propria terra matrigna e non madre. Rappresentativo dello stato d’animo di un isolano espatriato in terre lontane, con una Mineo presente in modo quasi ossessivo nei suoi lavori. L’opera di Bonaviri continua a vivere tra gli alberi, tra i fiori, tra le montagne, le stelle, la luna ma soprattutto nel suo vento Che arriva fino a noi.

Last Updated on 19 Marzo 2022 by

Redazione

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