Demoliti i tripodi del lago Albano, simbolo della lotta dei laghi

Demoliti i tripodi del lago Albano, simbolo della lotta dei laghi

Con un comunicato del Coordinamento Natura e Territorio e dell’Alleanza per i laghi e le foreste dei Castelli Romani di cui fanno parte circa quaranta associazioni, arriva la denuncia dell’abbattimento dei tripodi.

Di Emanuele Scigliuzzo

ALBANO – La crisi del Lago Albano è indiscutibilmente sotto gli occhi di tutti. Il calo del livello idrico è visibile a occhio nudo da anni e le conseguenze sul delicato ecosistema, più volte denunciate dalle associazioni che da oltre quarant’anni seguono e sensibilizzano verso questo grave problema. La crisi dei laghi, serve ricordare, coinvolge tutto il territorio, non solo i comuni che vi si affacciano. Nonostante tutto, poco o nulla è stato fatto per cercare di invertire un trend che va avanti da anni.

Le associazioni sono tornate in campo denunciando questa volta non il problema in sé, che comunque resta, ma la demolizione dei “tripodi del lago Albano” che, si legge in una nota “erano diventati il simbolo della lotta dei laghi”. Su queste strutture, un tempo immerse nell’acqua e oggi rimaste all’asciutto, “gli attivisti avevano anche evidenziato su di loro i vari livelli raggiunti da 40 anni a oggi, un simbolo che è stato alla ribalta durante la grande passeggiata di protesta per i laghi”

La demolizione quindi ha significato simbolico: “Il primo è stato abbattuto prima del 25 aprile, prima della nostra intervista con il TG3 Lazio” denuncia Roberto Salustri, direttore tecnico dell’Ecoistituto Reseda, tra i più attivi in questa lotta.

Proprio quell’evento di grande successo, sembrava aver dato una risposta concreta da parte dei cittadini al costante impegno di denuncia dei volontari che non intendono di certo fermarsi: “Quando ci siamo accorti della loro demolizione qualche settimana fa non ci è sembrato un caso, abbiamo pensato che si voleva eliminare la traccia di quello che sta succedendo ai laghi” incalzano nella nota congiunta diramata.

Quello che da sempre gli attivisti denunciano è “La mancanza di collaborazione dei Comuni su questa situazione: né i Comuni né il Parco hanno mai aderito né alle nostre serie ricerche sull’argomento né al monitoraggio, su basi scientifiche, del livello e dello stato biologico dei laghi”.

Recentemente è stato installato un teleidrometro utile per misurare livello e temperatura delle acque del Lago Albano, nell’ambito di un più ampio programma di monitoraggio, un sistema di rilevazione che può fornire dati con precisione estrema, certamente importanti, ma che da tempo sono noti per le azioni di tanti volontari.

“Grazie ai volontari della nostra associazione (ex WWF Castelli Romani e Comitato promotore del Parco) da più di 40 anni sono disponibili le misure del livello delle acque dei laghi, senza di noi non ci sarebbe neanche il problema, gli enti sono sempre stati ‘disattenti’. È grazie alle nostre denunce che ci sono stati studi e normative specifiche fin dal 1998” prosegue ancora la nota.

Difatti, tra le tante iniziative che le associazioni hanno condotto è stata anche la sottoscrizione del “Contratto di fiume di lago Albano, Nemi e per il fiume Incastro” che con un lungo percorso di incontri, convegni, e tavoli di lavori, era giunto al suo varo definitivo. I lavori però non sono mai concretamente partiti perché anche qui, ci si è insabbiati nella burocrazia della scelta dell’ente capofila che avrebbe dovuto guidare e coordinare le attività.

Intanto, i volontari denunciano: “Il calo ha superato i 6 metri con più di 45 milioni di mc d’acqua mancanti. Con la grande passeggiata di protesta abbiamo iniziato una nuova stagione di lotta per i nostri laghi, con più di 40 associazioni aderenti. Non solo i Comuni cercano di nascondere il problema, ma continuano a concedere spazi alla speculazione del cemento e incrementare il consumo di acqua”.

E tra le conseguenze del calo idrico, gli ordigni bellici della Seconda Guerra Mondiale, riaffiorano pericolosamente sulle rive, la cui presenza è segnalata da alcuni cartelli.

Abbiamo raggiunto Roberto Salustri per rivolgergli alcune domande sulla questione.

Roberto, è stato demolito un simbolo, ma la vostra lotta non si ferma di certo?

No, abbiamo un programma di lotta politica, di attivismo di base, di denunce e di interventi sul campo. Abbiamo fatto in questi quarant’anni e non ci fermeremo certamente adesso. Non sarà questo a fermarci o a fiaccare le nostre iniziative.

Quali sono le prossime iniziative per sensibilizzare la popolazione?

Abbiamo preparato un programma ricco di iniziative che a breve divulgheremo. Per ora però, preferiamo non dare anticipazioni perché stiamo ancora ultimando i lavori.

Perché secondo te i comuni non vogliono intervenire?

I Comuni e la politica dei Castelli Romani sono ancora troppo legati alla speculazione edilizia. La cementificazione dei territori comporta conseguenze disastrose per l’ambiente, soprattutto per il nostro territorio già in forte sofferenza e con una percentuale altissima di zone strappate alla natura. Ogni volta che viene approvata una concessione edilizia, apriamo una nuova ferita.

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Last Updated on 10 Maggio 2024 by Autore G

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