Vivi Velletri, il successo del teatro nell’intervista a Giacomo Zito


Velletri – Vivi Velletri e il successo del teatro. L’arte chiama altra arte e la cultura, che inevitabilmente si respira ai Castelli Romani, attira altra cultura, perché non può esistere l’una senza l’altra. Arte e cultura, spettacolo e bellezza, si fondono insieme e danno vita a emozioni ed esperienze uniche. Il teatro, una delle tante espressioni dell’arte, è già di per sé emozione, se questa esperienza viene poi vissuta in una dimora storica unica, come può essere il chiostro dell’ex convento del Carmine, oggi sede della Casa delle Culture e della Musica di Velletri, allora tutto si amplifica.


Coraggio, capacità e talento per realizzare un’idea
Un’idea semplice, ma che per essere proposta e realizzata occorrono coraggio, capacità e talento. E quando un artista come Giacomo Zito incontra un territorio come i Castelli Romani, tutto questo sembra prendere forma in modo naturale. E il successo è l’unico risultato possibile. “Un teatrante, malato di teatro, se trova un garage lo trasforma in teatro”, con queste parole in un’intervista a Sandro Scapicchio, Giacomo Zito introduce il progetto (di straordinario amore per il teatro) che l’ha portato a diventare il direttore artistico dal 2008 non di un garage, come sottolinea poi lo stesso Zito, ma del Teatro Comunale G.L. Bernini.
La poliedricità di Giacomo Zito
Immaginiamo che la stessa passione l’abbia poi trascinato nell’avventura che lo vede direttore artistico della Fondarc – Fondazione di Arte e Cultura Città di Velletri – Teatro Artemisio – G.M. Volonté – Casa delle Culture e della Musica, Velletri, dal 2022. Giacomo Zito, un attore poliedrico con un passato tra grande e piccolo schermo, con una presenza continua sul palcoscenico teatrale, può vantare una carriera costellata da numerose collaborazioni con grande artisti e registi. Ma Zito si specializza anche nella didattica e dal 2008, tra le tante interessanti attività condotte, diventa anche docente di recitazione presso la Roma Film Academy (Scuola internazionale di Cinema e Televisione – Campus Cinecittà Studios). Ad Ariccia invece, nel 2018 fonda e dirige il Centro di Formazione e di Ricerca Teatrale “Accademia Bernini”.
Incontriamo Giacomo Zito a ridosso dell’ultima data della seconda edizione di Vivi Velletri che tra gli altri ha visto protagonista sul palco Michele Placido, per rendere l’idea dello spessore del cartellone della rassegna culturale che si chiude con KOHLHAAS, dal racconto “Michele Kohlhaas” di H. von Kleist, di e con Marco Baliani e Remo Rostagno, per la regia di Maria Maglietta.
Giacomo non possiamo non chiedere un primo bilancio di questa edizione di Vivi Velletri.
Il bilancio di Vivi Velletri 2023 è esponenzialmente più significativo e gratificante rispetto alla prima edizione. Determinante è stato il riconoscimento del progetto da parte della Regione Lazio e il suo contributo, che ha permesso alla Fondazione di sostenere un programma di sedici spettacoli, con un numero importante di artisti di primissimo livello (tra cui Michele Placido, Tiziana Foschi, Corrado Tedeschi, Giuliana De Sio, Marco Baliani, Manuela Mandracchia, Mario Pirovano, Massimo Verdastro).


Vivi Velletri e il processo di comunicazione costante alla base
L’estensione della rassegna, inaugurata ad aprile e conclusasi a settembre, ha per conseguenza reso necessario, oltre che opportuno, considerare un processo di comunicazione costante per sei mesi, e questo ha innescato un evidente processo di fidelizzazione del pubblico, che è cresciuto costantemente di evento in evento. Ritengo che la crescita relativa all’affluenza degli spettatori si possa definire un reale successo in quanto ne hanno beneficiato oggettivamente anche artisti straordinari ma di richiamo inferiore rispetto ai nomi più popolari. La prova più concreta che la qualità ha premiato, e che il pubblico ha progressivamente risposto con sempre maggior riscontro alla richiesta di fiducia che ogni programmazione ricca di contenuti culturali, artistici e sociali veicola con sé.
La condivisione con il pubblico a Vivi Velletri
La mia personale soddisfazione è condividere con un pubblico molto vario, attento e generoso nei confronti degli artisti, il piacere profondo che provo nell’assistere alle performance dal vivo, quando le attrici, gli attori, i musicisti e in generale tutti i performer, sono capaci, attraverso il loro corpo, la loro voce, la loro musica, il loro talento, il loro cuore, di attirare tutta la nostra attenzione, di coinvolgerci nel loro racconto, di strapparci emozioni e risate, di stimolare la nostra sete di conoscenza di noi stessi e del mondo.
Il chiostro dell’ex convento del Carmine è un valore aggiunto?
Il Chiostro ha un fascino indiscutibile, sia per gli artisti ospiti, entusiasti di essere accolti in un luogo così suggestivo e che diventa potente scenografia naturale delle loro performance, sia per il pubblico, che vi si reca con piacere per assistere agli spettacoli e si sente gratificato per essere accolto in un luogo prezioso che emana armonia e testimonia di una storia antica e importante. Consapevoli di questo, prima dell’inizio degli spettacoli, abbiamo offerto al pubblico l’opportunità di una visita guidata del Chiostro e degli spazi annessi a cura di una delle massime esperte di storia dell’arte veliterna, la dott.ssa Sara Di Luzio.
Fantastiche Visioni è un altro tuo grande successo che ha portato grandi nomi ai Castelli Romani. Si dice spesso che la cultura non interessa. I numeri delle tue rassegne teatrali invece sembrano raccontare una realtà diversa.
Fantastiche Visioni nasce nel 2008, su invito dell’Amministrazione Comunale di Ariccia di proporre un progetto di natura culturale per la qualificazione del Centro storico. Il riscontro in termini di pubblico fu immediatamente incoraggiante. A tal punto che non fu difficile persuadere il Comune a considerare la ridestinazione d’uso dell’ex chiesetta di San Nicola, che dal novembre dello stesso anno divenne il teatro Comunale Gian Lorenzo Bernini. Tuttora operante e soprattutto sede operativa del Centro di Formazione e di Ricerca Teatrale “Accademia Bernini”, che accoglie centinaia di allievi dai 6 anni in su.
Il Festival del Teatro Medievale Rinascimentale di Anagni come banco di prova
Anche il Festival del Teatro Medievale Rinascimentale di Anagni, di cui ho la direzione artistica da una decina d’anni, è stato un preziosissimo banco di prova. Con risultati davvero significativi sul fronte dell’affluenza del pubblico. Io credo che la cultura interessa, interessa eccome!
Se alimentiamo nelle persone la curiosità, se nutriamo quel piacere naturale dell’essere umano di condividere con i suoi simili, in presenza, le emozioni più profonde, il riso, la commozione, la compassione, la percezione della bellezza, del dolore e della rivelazione di ciò che del nostro io più profondo ci è ancora sconosciuto, ci accorgiamo subito dell’esito che ciò produce. Pertanto la cultura è un bisogno se noi lo riteniamo tale, ed è un bisogno che va alimentato. E qui interviene la sensibilità e l’intuito degli operatori culturali, la loro sincera volontà di contribuire a questo processo. Uso spesso ripetere che la parola “teatro” non deve fare più paura.
Il teatro come sinonimo di piacere da riscoprire a Vivi Velletri
Deve diventare sinonimo di piacere. Per fare ciò la scelta degli spettacoli da offrire è determinante, e la qualità conta. E costa. Le amministrazioni pubbliche illuminate e lungimiranti si vedono dal coraggio che manifestano nell’investire economie nei progetti di oggettivo valore culturale. I quali, per poter proporre grandi nomi o spettacoli innovativi, non possono non considerare aspetti artistici, organizzativi, tecnici, logistici e relativi alla comunicazione che hanno un costo. Un costo sempre molto relativo rispetto ad altre voci di bilancio, ma pur sempre un costo.
Coloro che hanno avuto questo coraggio, i politici dotati di una prospettica visione delle potenzialità della cultura, sono sempre stati ripagati da un incremento della ricchezza sul piano sociale, della vivacità delle proposte e delle iniziative sul proprio territorio. Da un aumento dell’indotto che la cultura genera come virtuosa ricaduta sulle attività turistiche ed enogastronomiche, generando in alcuni casi un vero e proprio brand in cui la città e il territorio stesso si identificano.
I giovani e il teatro. Tra aspiranti attori e fruitori di questa arte, che rapporto lega le nuove generazioni con questa forma antica di arte?
“Il Teatro esisterà finché esisterà l’uomo” amava ripetere e di questo era convinto un mio grande maestro, Fiorenzo Fiorentini. E ne sono convinto anche io. Provo a sintetizzare così una risposta che richiederebbe pagine e pagine!
Si sta profilando un frangente epocale, nel quale la tecnologia sta evidentemente prendendo il sopravvento su ogni attività umana, e su moltissime espressioni artistiche. La riproducibilità, prima dell’arte musicale, poi di quella multimediale in genere, fino alle ultime frontiere condizionate dall’intelligenza artificiale, sembrerebbe determinare l’unica forma di fruizione possibile. Quella attraverso un device.
Il valore dello spettacolo dal vivo
Ma lo spettacolo dal vivo e in particolare il teatro restano forme emancipate, almeno finora, da questa riproducibilità. L’hic et nunc, il qui e ora che determina la natura del rapporto tra spettatori e artisti in occasione dell’evento teatrale offre ancora una ragione d’essere alla sua necessità. Anzi: incrementa il suo prezioso valore. E i giovani lo percepiscono chiaramente.
Aggiungo, il teatro offre uno spazio straordinario per la crescita individuale. Attraverso l’esperienza performativa, soprattutto in qualità di attori (ma anche di spettatori), i bambini, i ragazzi e gli adolescenti partecipano di una sorta di rito di iniziazione, che li aiuta a determinare in sé una capacità di “autonomia nell’affrontare il mondo”. Mettendo alla prova se stessi e gli altri e allenando la capacità di percepire il proprio corpo e il proprio sé interiore. Per questa convinzione, moltissimo del mio tempo è dedicato alla didattica teatrale e alla ricerca espressiva. Sia insieme agli adulti che insieme ai ragazzi, per “contagiare” quanta più gente possibile di questa passione che ha cambiato e alimentato, e continua a nutrire, tutta la mia esistenza.
Intervista di Emanuele Scigliuzzo.
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Last Updated on 18 Settembre 2023 by Autore C