Roma, al via il processo per l’inchiesta “Mamme coraggio”

Roma, al via il processo per l’inchiesta “Mamme coraggio”

Roma – Inizia il processo per l’inchiesta “Mamme coraggio”. Nel tribunale di piazzale Clodio si è celebrata la prima udienza del processo contro la giornalista Silvia Mari, dell’agenzia di stampa DIRE, accusata di diffamazione a mezzo stampa per l’inchiesta “mamme coraggio”.

Di Emanuele Scigliuzzo.

Guardando i video ripresi in occasione di alcuni prelevamenti forzosi, il cuore diventa piccolo piccolo e il senso di angoscia pervade chi assiste. Strappare un figlio alla propria famiglia, alla propria mamma non è una cosa naturale. In alcuni casi, quando la tutela e la salvaguardia proprio del minore lo chiede, la separazione diventa necessaria e condivisibile. Quando non è esattamente la famiglia contornata di amore e di attenzioni, quando si parla di abusi e di violenze fisiche e psicologiche nei confronti di bambini, si tratta di “strappare” un figlio da una realtà che certamente non merita.

La difficoltà è stabilire quando e come procedere. L’inchiesta “Mamme coraggio” condotta da Silvia Mari, giornalista dell’agenzia di Dire, ha messo in luce una realtà forse diversa e preoccupante. Si parla di alienazione parentale messa in atto a seguito di consulenze tecniche d’ufficio, che sono poi state determinanti in procedimenti giudiziari “che unitamente all’influenza del ruolo dei servizi sociali nell’ambito della giustizia minorile, hanno portato a un’erosione del potere del giudice civile e a un mancato ascolto della voce dei fanciulli. Un sistema che genererebbe un meccanismo di violenza istituzionale, questa la denuncia portata all’attenzione dell’opinione pubblica”, si legge in una nota dello Studio Legale dell’Avvocato Francesco Antonio Romito che sta tutelando i diritti della giornalista.

Il colloquio con Silvia Mari per l’inchiesta “Mamme coraggio”

Abbiamo raggiunto Silvia Mari dopo la prima giornata in tribunale, quindi dopo la prima udienza dell’inchiesta “Mamme coraggio”. “La prossima udienza è fissata per il 23 gennaio, sono imputata per il caso di mamma Ginevra che è stato un po’ quello capostipite dell’inchiesta che la Dire ha sposato in pieno. Parliamo di relazione parentale nei tribunali, di prelevamento dei minori di strapotere dei servizi sociali e dei periti. Ma spesso si tratta anche di non riconoscimento della violenza domestica, quindi di donne che quando trovano il coraggio di denunciare abusi sessuali suoi figli finiscono per entrare in un ‘tritacarne’ dove nella migliore delle ipotesi hanno bambini costretti ad incontri in spazi neutri oppure prelevati e portati in casa sua famiglia o presso il genitore di cui hanno timore. I casi hanno delle differenze tra di loro però lo scheletro poggia tutto sull’alienazione parentale.

Un momento storico questo in cui ci si appella proprio al coraggio delle donne, alle quali si chiede di denunciare, di sentirsi protette e difese dallo Stato che nei casi trattati dall’inchiesta “vengono spesso dipinte come madri ostative in nome di queste stesse denunce proprio nelle perizie che sono diventate oggetto di analisi in questa inchiesta, portando a una psicologizzazione del processo”.

 Silvia, come inizia questa inchiesta?

Quando ho iniziato ad occuparmi di queste storie ero impegnata in temi di donne e ho sempre avuto un’idea del femminismo dove non si dovesse frustrare l’aspetto legato alla maternità che invece, alcune volte in un certo femminismo culturale, è stato totalmente non considerato. Mi sono accorta che nei Tribunali accadevano gironi danteschi e madri che subivano trattamenti disumani di questo tipo, per i quali sono passati anche e soprattutto i bambini coinvolti, perché poi sono loro a pagare il prezzo più alto. Ho iniziato a conoscere le prime storie e da lì mi sono arrivate tante altre segnalazioni dove lo schema che si riproponeva era sempre lo stesso: mamme vivisezionate da servizi sociali da periti e tribunali che spesso ordinavano trattamenti disumani sui minori come prelevamenti forzosi in situazioni che non vedevano presenza di abusi, ma in situazioni definibili di normalità.

E da qui la tua denuncia.

Dal mio punto di vista ho osservato e denunciato un’invasione dello Stato nelle dinamiche familiari, di amore di una mamma e di un figlio che invece, questi periti della mente vivisezionano, medicalizzano e rendono oggetto di quiz. Mi sono domandata come l’amore, l’accudimento di una madre per un figlio potesse finire sotto questa lente e per quale ragione. I motivi sono tanti: interessi economici, culturali e di controllo. Ci sono tante ragioni insieme tante concause.

Un’inchiesta la tua, supportata dalla Dire, ma che ha fatto tanto rumore.

Mi aspettavo che questa inchiesta fosse scomoda su tanti versanti come quello culturale, politico e della giustizia, perché è un terreno estremamente delicato, ma anche perché riguarda i minori. Non pensavo di finire a processo perché faccio sempre il mio lavoro secondo le regole del mestiere che amo, rispettando la deontologia e garantendo il diritto di replica. L’inchiesta però non è una semplice cronaca, serve per portare una denuncia all’attenzione di tutti. Quando si intraprende un percorso simile si è consapevoli che può esserci qualche prezzo da pagare e forse quello che sta accadendo è un po’ questo, ma io vado avanti sicura del lavoro che ho fatto. Ringrazio l’agenzia Dire che ha sposato questa causa, tutte le persone che mi sostengono come tutte le mamme che hanno sofferto e mi sento forte della verità.

La sofferenza dei bambini è sempre difficile da sopportare, soprattutto quando l’ingiustizia che lo provoca è anche solo velato dal sospetto di un errore sistematico o accidentale. Il lavoro che da anni Silvia Mari porta avanti, è proprio volto a togliere questo velo di mistero a garanzia delle famiglie, delle mamme e dei bambini coinvolti in situazioni difficili e irrispettose dei più piccoli e dei più deboli. Ma anche a tutela degli uomini e delle donne dello Stato che svolgono un lavoro difficile, che tocca con mano il dolore e se ne deve occupare mettendosi a garanzia di un interesse supremo: la tutela e la salvaguardia dei bambini.

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Last Updated on 16 Dicembre 2023 by Autore M

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