(Adnkronos) – Come se non bastassero il calo delle vendite globali (con un crollo verticale in alcuni mercati importanti), la disaffezione di molti clienti e le proteste davanti a numerosi concessionari – legate all'attività 'politica' di Elon Musk – ora Tesla deve fare i conti con il pericolo concreto di essere trascinato nella guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Come riferisce il 'Financial Times' la casa automobilistica rischia di ricevere in ritardo il via libera di Pechino alla sua tecnologia di guida autonoma: nonostante una precedente indicazione per una autorizzazione nel secondo trimestre 2025, oggi le autorità cinesi avrebbero spiegato che non è possibile fissare una data per la concessione della licenza a sperimentazione e formazioni per le funzionalità di 'guida completamente autonoma'.  Non si tratta solo di una questione tecnologica: la casa guidata da Musk, infatti, punta su questo sviluppo per aumentare i ricavi (negli Usa è venduto come abbonamento a 99 dollari al mese) e sostenere le sue vendite – al momento in calo – nel più grande mercato automobilistico mondiale. Peraltro i ritardi sulla commercializzazione di questa funzione non riguardano solo la Cina ma – come spiega il FT – le autorità di Pechino stanno pensando di usare il via libera a questa tecnologia di guida autonoma come merce di scambio nei negoziati commerciali con Trump. Nonostante un impegno personale di Musk, l'imprenditore ha dovuto riconoscere a gennaio che Tesla era "in un po' di difficoltà " sull'implementazione in Cina di questi sistemi, che si basano su un sistema di apprendimento automatico alimentato con un numero enorme di ore di video per addestrare un algoritmo a prendere decisioni di guida in tempo reale. Musk si era impegnato a far circolare Tesla a guida autonoma senza supervisione sulle strade del Texas entro giugno 2025 ma non sarebbe il primo caso di mancato rispetto delle scadenze. La querelle cinese è comunque solo l'ultimo dei segnali preoccupanti sul futuro del marchio: negli ultimi anni Tesla ha presentato un solo 'vero' nuovo modello, il Cybertruck – anche questo arrivato con un discreto ritardo sulle previsioni – che, dopo l'eccitazione iniziale, si sta rivelando un veicolo difficile da vendere nella 'nuova' America di Trump: i report dei concessionari parlano di un grande numero di esemplari fermi nei parcheggi, nonostante uno sconto fino a 6 mila dollari offerto dalla casa. A complicare le cose il rischio che l'Amministrazione Usa decida di cancellare il tax credit federale fino a 7500 dollari per le nuove auto elettriche. In Europa le vendite di Tesla sono crollate in molti mercati chiave, non solo per l'attesa della versione 'aggiornata' della Model Y (che arriverà solo a marzo) ma anche per la reazione dei consumatori contro le scelte politiche di Elon Musk. Ad esempio sicuramente l'appoggio all'estrema destra di Afd è fra le cause del – 60% di vendite registrate a gennaio in Germania (solo 1.277 immatricolazioni) in un mese che peraltro ha visto il mercato tedesco delle auto elettriche crescere di oltre il 50%. In Francia, a gennaio le vendite Tesla sono diminuite del 63 percento mentre in Norvegia sono scese del 38 %.  Stazionaria l'Italia che a gennaio ha visto 408 immatricolazioni (+1% annuo) ma con una quota dello 0,31% lontana dall'1% registrato nell'intero 2024. Le cose non vanno meglio in Canada (-70% immatricolazioni fra dicembre 2024 e gennaio 2025, anche per via di un consistente ritocco ai listini) e in Australia, dove a gennaio 2025 le vendite di Tesla sono scese a 739 unità (–33% su anno, -65% sul 2023). Un momento difficile che si ripercuote sull'andamento in borsa del titolo, che oggi si muove intorno ai 355 dollari con un – 25% rispetto al massimo di 480 dollari toccato lo scorso 17 dicembre. —motoriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)



