Le difficoltà della Polizia Penitenziaria a Velletri ma non solo. Intervista a Carmine Olanda del SINAPPE

Le difficoltà della Polizia Penitenziaria a Velletri ma non solo. Intervista a Carmine Olanda del SINAPPE

Velletri – Doppi posti di servizio, sevizio prolungato oltre le otto ore lavorative, diritti “congedi e riposi” negati, piano ferie estivo non garantito, livelli minimi di sicurezza a rischio, rientri in servizio dopo lo smontante notturno e gestione detenuti rissosi e con problemi psichiatrici è la fotografia della realtà che attraversa molte carceri italiane, ma in particolare quella di Velletri.

Case di riposo Villa Il Sogno e Villa Serena

A dare notizia di questa situazione sono i sindacalisti del SINAPPE (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria) Carmine Olanda e Ciro Borrelli che da sempre denunciano le difficili condizioni di lavoro di tutti i Penitenziari. Attualmente, per quanto riguarda la situazione nel Carcere di Velletri, Ciro Borelli e Carmine Olanda, hanno fatto il punto della situazione in un comunicato stampa del Sindacato: ci sono circa 188unità operative a fronte dei 277 previste di Polizia Penitenziaria, che gestiscono tutti i servizi della struttura. L’aumento della Popolazione detenuta nel Penitenziario di Velletri -48detenuti in esubero -(detenuti presenti circa 460a fronte di 412posti letto regolamentari) e la diminuzione degli Agenti -meno 89unità (dati aggiornati al 15.06.2022) -condanna al sacrificio il Personale di Polizia Penitenziaria che ogni giorno si reca sui luoghi di lavoro per assicurare la sicurezza, l’ordine e la disciplina dell’Istituto e di tutti i servizi di natura giudiziaria annessi. Abbiamo intervistato a tal proposito Carmine Olanda, per andare più a fondo sullo stato in cui versa il Carcere di Velletri e per capire, oltre alle richieste e soluzioni che si potrebbero e si dovrebbero apportare, le esperienze e le difficoltà che i poliziotti penitenziari devono affrontare ogni giorno.

Quali sono le difficoltà maggiori che i poliziotti penitenziari devono affrontare all’interno del carcere di Velletri?

La Polizia Penitenziaria, purtroppo, oggi comincia ad avere difficoltà sulla gestione dei detenuti a causa della gravissima carenza di personale. Un agente gestisce da solo un minimo di 52 detenuti fino ad arrivare a gestire anche più di una sezione o più posti di servizio. In una sezione sono ristretti detenuti di varia etnia, mentalità, religione, tipo di reato, tossico dipendenti e di natura psichiatrica. Oggi trovare un punto d’ incontro e di collaborazione con i detenuti sta diventano molto complicato perché in generale si sente tutelato, sa che spesso resta impunito e soprattutto, non teme più chi indossa una divisa.

Cosa andrebbe riformato, eliminato o integrato per quanto riguarda il sistema carcerario italiano?

La prima cosa da riformare è il programma di trattamento e rieducazione del condannato che ad oggi si è rilevato fallimentare a causa della carenza delle figure professionali, mai sufficienti a completare il percorso rieducativo. I detenuti vanno inseriti in un circuito di osservazione e seguiti passo dopo passo fino ad arrivare alla conclusione del percorso e ad una valutazione oggettiva della persona. Oggi i detenuti tendono più ad organizzarsi per delinquere che per essere recuperati. Occorre dare più autorità d’intervento alla Polizia Penitenziaria. Noi rappresentiamo lo Stato all’interno delle carceri, ma spesso è proprio la legge a bloccarci. In caso di rivolta, prima di poter intervenire anche a tutela dell’incolumità degli agenti stessi, serve l’autorizzazione del direttore del carcere. Questo non fa altro che contribuire alla delegittimazione della nostra autorità davanti ad un detenuto, che si sente autorizzato ad un continuo atteggiamento di disprezzo nei confronti degli agenti della polizia penitenziaria.

Quali potrebbero essere le possibili soluzioni al problema e quale provvedimento è indispensabile prendere ora per non far collassare le carceri?

Il carcere deve essere disciplinatodiversamente da come viene gestito oggi. Va immediatamente rivistoil reato di tortura -L’articolo613-bisc.p -perchéha dato la libertà ai detenuti di sentirsi eccessivamente padroni della situazione. Quell’articolo di Legge troppo spesso tutela i detenuti e impedisce l’intervento degli agenti. Serve con urgenza unanormativa che tuteli maggiormente la Polizia Penitenziaria.Questo ovviamente non significa che gli agenti di polizia penitenziaria vogliono torturare i detenuti. I fatti drammatici di Caserta sono da condannare assolutamente. L’agente di polizia però, quando si trova a dover gestire una rivolta in netta minoranza numerica, deve potersi difendere e ripristinare l’ordine anche con la forza, se necessario. Chiaramente tutto deve essere proporzionato alla situazione, ma come dicevo prima, non possiamo attendere ogni volta l’intervento del direttore anche per l’uso degli scudi. Lo Stato che rappresentiamo deve fidarsi di noi e legittimare la nostra autorità.

Il carcere, in queste condizioni, riesce a garantire comunque il reinserimento sociale dei detenuti? Purtroppo i detenuti che escono dal carcere spesso non trovano un terreno fertile per il loro reinserimento e troppo spesso tornano a delinquere. Attualmente l’inserimento sociale dei detenuti si è rilevato fallimentare. Occorre riformare il programma di trattamento e rieducazione del condannato al fine di ideare una riforma che inserisca il detenuto in un circuito con delle regole rieducative ma inflessibili.

Come avete intenzione di affrontare il piano ferie estivo?

È possibile attuarlo? Grazie alla straordinaria collaborazione del Personale di Polizia Penitenziaria, che siè ulteriormente sacrificato dando maggiore disponibilità a rinunciar eanche al riposo dopo le smontate notturno, ilpiano ferie estivo è stato attivato riducendo al minimo i livelli di sicurezza. Per ripristinare la sicurezza nelle carceri però, occorre aumentare il numero degli agenti di Polizia Penitenziaria. Servono urgentemente assunzioni in numero superiore a coprire gli agenti che arrivano al pensionamento. La polizia penitenziaria ha bisogno di un maggior numero di agenti, con la massima urgenza.

Quali potrebbero essere le possibili soluzioni al problema e quale provvedimento è indispensabile prendere ora per non far collassare le carceri?Il carcere deve essere disciplinatodiversamente da come viene gestito oggi. Va immediatamente rivistoil reato di tortura -L’articolo613-bisc.p -perchéha dato la libertà ai detenuti di sentirsi eccessivamente padroni della situazione. Quell’articolo di Legge troppo spesso tutela i detenuti e impedisce l’intervento degli agenti. Serve con urgenza unanormativa che tuteli maggiormente la Polizia Penitenziaria.Questo ovviamente non significa che gli agenti di polizia penitenziaria vogliono torturare i detenuti. I fatti drammatici di Caserta sono da condannare assolutamente. L’agente di polizia però, quando si trova a dover gestire una rivolta in netta minoranza numerica, deve potersi difendere e ripristinare l’ordine anche con la forza, se necessario. Chiaramente tutto deve essere proporzionato alla situazione, ma come dicevo prima, non possiamo attendere ogni volta l’intervento del direttore anche per l’uso degli scudi. Lo Stato che rappresentiamo deve fidarsi di noi e legittimare la nostra autorità.Il carcere, in queste condizioni, riesce a garantire comunque il reinserimento sociale dei detenuti?Purtroppo i detenuti che escono dal carcere spesso non trovano un terreno fertile per il loro reinserimento e troppo spesso tornano a delinquere. Attualmente l’inserimentosociale dei detenuti si è rilevato fallimentare. Occorre riformare il programma di trattamento e rieducazione del condannatoal fine di ideare una riformache inseriscail detenuto in un circuito con delle regole rieducative ma inflessibili.Come avete intenzione di affrontare il piano ferie estivo? È possibile attuarlo?Grazie alla straordinaria collaborazione del Personale di Polizia Penitenziaria, che siè ulteriormente sacrificatodando maggiore disponibilità a rinunciareanche al riposo dopo le smontate notturno, ilpiano ferie estivo è stato attivatoriducendo al minimo i livelli di sicurezza. Per ripristinare la sicurezza nelle carceri però, occorre aumentare il numero degli agenti di Polizia Penitenziaria. Servono urgentemente assunzioni in numero superiore a coprire gli agenti che arrivano al pensionamento. La polizia penitenziaria ha bisogno di un maggior numero di agenti, con la massima urgenza

Lucrezia Caminiti

Last Updated on 29 Luglio 2022 by Redazione 2

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