L’AGRICOLTURA FUORI DAGLI SCHEMI:
TRA RIFORESTAZIONE E AGRO ECOLOGIA

L’AGRICOLTURA FUORI DAGLI SCHEMI:TRA RIFORESTAZIONE E AGRO ECOLOGIA

di Lucrezia Caminiti

Nasce ai Castelli Romani la rete di riforestazione che si sta diffondendo in tutta Italia, da un’idea dell’ecologista Roberto Salustri, direttore tecnico scientifico dell’Ecoistituto RESEDA onlus. La rete si sta espandendo sempre di più a livello nazionale e sono decine le associazioni e i comitati locali che hanno aderito. In questi anni, l’Ecoistituto RESEDA onlus e Roberto Salustri, hanno creato e supportato molti vivai forestali collettivi, pubblicato un manuale sulla riforestazione e sostenuto progetti di riforestazione in Italia e in Africa. Una rete sociale per la lotta ai cambiamenti climatici e per la conservazione della biodiversità e degli habitat. In particolare, all’interno del territorio dei Castelli Romani, hanno preso vita due progetti: l’orto botanico ad Albano Laziale, e una grande campagna di riforestazione, nata dopo gli incendi dell’estate 2019, con i metodi che Salustri ha sperimentato in questi anni.

grafiche ottobre 2022
grafiche ottobre 2022

In particolare, durante l’intervista abbiamo discusso con lui dei metodi di agro ecologia basata sugli alberi, e delle sue esperienze in varie parti del mondo: “Il principio – spiega l’esperto di riforestazione – è quello di realizzare un ecosistema al posto di un campo agricolo, che non comporti l’eliminazione di alberi e arbusti per coltivare il terreno. Nelle aree deserte e aride realizziamo un habitat vero e proprio. Gli alberi all’interno dei campi forniscono vari benefici: l’ombra necessaria per diminuire il consumo dell’acqua, il materiale organico per realizzare il compost, arricchire il terreno e in più, nelle zone aride,
permettono ai contadini di riposare. Inoltre, gli arbusti riparano le coltivazioni dal vento e diminuiscono l’utilizzo dell’acqua nei campi. Il nostro obiettivo è quello di invertire la tendenza per favorire la qualità dei prodotti, l’aumento della produzione e il benessere lavorativo dei contadini”.

Sono stati diversi i progetti che hanno visto l’impiego di questa tecnica, riscontrando grande successo anche in aree iper-aride nell’Africa – Burkina Faso, Senegal, Sahara Occidentale, Algeria e Tunisia – dove l’acqua piovana scarseggia e il terreno per la coltivazione è difficile da trattare. “È importante introdurre tecniche ecologiche che ci permettono di avere una produzione con queste caratteristiche ambientali”, spiega l’ecologista.

grafiche ottobre 2022

In totale, la Eco-cooperativa solidale RESEDA onlus, associazione ambientalista no profit dove Roberto Salustri è direttore tecnico scientifico, ha permesso di coltivare in Africa circa 350 ettari sostenendo le popolazioni locali.

Un altro pilastro importante è la riforestazione. Circa 15 anni fa, In Sahel, Burkina Faso e Senegal è stato possibile creare delle foreste con all’interno delle fattorie agro ecologiche. “Sono ormai più di 400.000 gli alberi messi a dimora grazie a questi progetti, vere e proprie riserve naturali dove ora la natura è rinata. Per rendere il suolo fertile abbiamo unito le conoscenze delle popolazioni delle zone aride del Sahel con le nostre competenze scientifiche e la nostra esperienza sul campo. Tutti i nostri progetti partono con lo
studio del territorio e con l’ascolto delle popolazioni locali. L’ecologia, è in parte una scienza e in parte una forma d’arte, e come tale non può fare a meno della sensibilità”.

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La missione ecologica portata avanti da Salustri si può sintetizzare nel messaggio del progetto del Sahara. Non è semplicemente riforestazione, ma un qualcosa che va oltre e diventa aiuto umanitario. Salustri ha raccontato di come sono riusciti a coltivare e ad aiutare la popolazione rifugiata dei saharawi, che cerca di sopravvivere coltivando nel deserto. “Nel 2007 abbiamo pensato, oltre a costruire degli orti familiari solari per le popolazioni, anche di sensibilizzare le persone sul problema delle mine. Tramite la collaborazione con una squadra femminile di sminatrici siamo riusciti a piantumare degli alberi per segnalare che quel punto è stato liberato dal pericolo dell’esplosione. È un segnale positivo e forte che permette di unire un messaggio di riforestazione a quello della sicurezza”.

Questo è la dimostrazione che è possibile usare gli alberi per la sopravvivenza della terra, delle popolazioni e della vita stessa.

Last Updated on 20 Novembre 2022 by

Redazione

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