Il Comitato NO INC e il parere tecnico sull’inceneritore di Gualtieri

Il Comitato NO INC e il parere tecnico sull’inceneritore di Gualtieri

Il termovalorizzatore annunciato di Gualtieri sembra allungare sempre di più la sua ombra sui Castelli Romani, già destinatari dei rifiuti della capitale. Il sindaco di Roma vorrebbe far partire la prima linea dell’impianto, annunciato come la risoluzione dei problemi legati ai rifiuti di Roma entro il 2025, anno del Giubileo. Intanto l’ AM A – Azienda Municipale Ambiente, ha dato via libera il 19 ottobre all’acquisto dei terreni di Santa Palomba, 10 ettari per circa 7,5 milioni di euro, dove tutto lascia presagire potrebbe sorgere il contestato termovalorizzatore.

Continuano a opporsi cittadini, comitati, associazioni e movimenti dei Castelli Romani, che sono tornati a far sentire la loro voce sabato 15 ottobre con una manifestazione partita da piazza SS Apostoli, in Roma. Abbiamo intervistato, per avere un parere tecnico sull’inceneritore, Aldo Garofolo, volontario del Comitato No INC, Coordinamento Contro L’inceneritore Di Albano, al quale presta le proprie competenze da chimico.

grafiche ottobre 2022

Aldo, quali sono le conseguenze più pericolose che l’inceneritore può pro- vocare?
Le conseguenze sono sicuramente di lungo termine per un motivo ben preciso che normalmente viene sottaciuto e trascurato. Il punto più critico è l’emissione al camino, quindi in atmosfera, di molteplici inquinanti tra cui vari idrocarburi cancerogeni contenuti nel particolato. Queste molecole sono praticamente sconosciute in natura, dal momento che scaturiscono esclusivamente dai processi combustivi. Per questo sono difficilmente riconoscibili e metabolizzabili dagli organismi viventi. Si verifica di conseguenza un processo lento di bioaccumulo, durante la lenta deposizione a terra sulla vegetazione o per inala- zione diretta. Nel tempo, secondo specifiche evidenze mediche, si verificano negli organismi che assorbono queste tossine, in particolare diossine e furani, fenomeni di stress ossidativo che nel tempo comportano patologie gravi come quelle di tipo oncologico.

Queste ricadute si hanno nonostante le “nuovissime” tecnologie?
Queste tecnologie vengono presentate come nuovissime ma in realtà sono obsolete, oltre che inquinanti anche negli impianti più recenti, tanto che anche l’UE ha deciso di disincentivare i termovalorizzatori. Nelle direttive europee relative alla scala delle priorità, l’incenerimento precede solo lo smaltimento in discarica. Abbiamo la possibilità di recuperare con tecnologie collaudate e virtuose il massimo recupero di materia, ma non se n’è tenuto alcun conto perché Roma ha scelto la lucrosa scorciatoia del recupero di energia per “ripulire” la città.

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Quali soluzioni proponete al termo- valorizzatore di Roma? Secondo voi è corretto dire che il termovalorizzatore disincentiva la raccolta differenziata?
Non c’è nel Piano dei Rifiuti della città di Roma, nessuna seria misura per la riduzione dei rifiuti prodotti, parlo di quelli a monte. Oltretutto, scegliere l’incenerimento significa aver messo nel cassetto, per sempre, la raccolta differenziata porta a porta perché è una soluzione che va in direzione opposta. La raccolta stradale, proposta da Gualtieri, è inadeguata rispetto a una vera raccolta differenziata. Inoltre, cosa ulteriormente grave, i rifiuti non andranno più a pretrattamento – come inserito nel Piano dei Rifiuti – prima di essere inceneriti. Sostanzialmente i rifiuti indifferenziati così come cadono nei cassonetti arrivano direttamente all’inceneritore. Le conseguenze saranno un aumento dell’impatto inquinante, perché i rifiuti non pretrattati, smaltiti nell’inceneritore, hanno in media un più elevato grado di umidità. Ciò determinerà l’abbassamento del potenziale termico di quel combustibile, un abbassamento della temperatura di combustione e infine un aumento del rischio di produzione di diossine e furani.
Nel tentativo di ovviare a questa possibilità, negli impianti moderni, si utilizzano coadiuvati ad alto potere calorico, per esempio facendo ricorso ai combustibili fossili, tra i quali il metano. In conclusione, nel preteso impianto che produrrà energia “esclusivamente da fonte non fossile”, cosa non vera, si ricadrebbe nell’utilizzo di proprio di questi combustibili fossili.

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Sono stati portati degli esempi da Gualtieri, come quello di Copenaghen, tecnologia innovativa e non inquinante, in linea teorica, è cosi? L’esempio di Copenaghen è fuorviante. Non è vero che quest’ultimo abbia provocato un mutamento positivo sulla produzione dei rifiuti, è successo il contrario. In Danimarca, benché si producano il doppio di rifiuti pro capite l’anno rispetto all’Italia, i numerosi inceneritori là presenti, per poter ammortizzare gli elevati costi di costruzione e gestione, stimabile in circa 25- 30 anni, sono costretti a importare rifiuti da altre nazioni. Quindi, anche se un qualsiasi territorio riuscisse ad aumentare la raccolta differenziata e a diminuire la quota da incenerire, alla fine la quantità necessaria agli inceneritori sarà sempre la stessa. Tornando all’impianto che ci riguarda, i residenti della zona di Santa Palomba e quelli di un’ampia fascia dei territori circostanti non vedranno mai nei prossimi 30 anni di- minuire di un solo kilogrammo i rifiuti inceneriti, altrimenti l’impianto sarebbe totalmente in perdita. Le conseguenze sa- ranno solo negative e diseducative.

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Quanto costerebbe mantenere un termovalorizzatore per i cittadini?
I dati del Piano per Roma ci dicono che le quantità prodotte di ceneri totali (pesanti e leggere) ammonterà a 138 mila tonnellate l’anno. Di queste la frazione leggera che andrà in una discarica per rifiuti altamente pericolosi, non dovrebbe essere inferiore al 10% del totale, ma temiamo molto di più: parliamo di decine di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici ogni anno. È stato promesso ai cittadini di Roma l’abbassamento della Tari e acqua calda in alcuni quartieri utilizzando il potenziale termico dell’inceneritore, ma è irrealistica: portare le condotte dell’acqua calda a 20 km è pura fantasia, è troppo costoso; la popolazione di Santa Palomba invece, è troppo poca per soddisfare l’enorme surplus di calore prodotto dall’impianto. Tra l’altro per gran parte dell’anno i romani non hanno bisogno di riscaldamento a differenza di Copenaghen. Tra la primavera e l’autunno il gestore dell’inceneritore non saprebbe dove smaltire il calore in eccesso prodotto. Per cui i benefici promessi sono illusori e hanno il solo scopo di convincere gli elettori romani che riceveranno vantaggi, ma non è così. I cittadini non solo non avranno vantaggi ma in compenso riceveranno inquinamento e danni alla salute.

Ma dove andranno a finire queste ceneri pericolose?
Quella che si andrà a costruire è, come detto, una discarica per ceneri prevalentemente leggere (rifiuti pericolosi), molto impattanti e rischiose per l’aria, l’ambiente e le falde. Ma bisognerà fare estremamente attenzione anche alle ceneri pesanti che, benché dichiarate inerti e destinate ad altri impieghi, contengono anch’esse idrocarburi e metalli pesanti. In proposito consideriamo pericolosa l’intenzione di riutilizzare le ceneri pesanti nei cementifici e nella preparazione di conglomerati per le strade. In tal modo si estenderà il rischio e l’inquinamento. Le ceneri introdotte nei conglomerati comporteranno in futuro il rischio di diffusione nell’ambiente di metalli e molecole organiche pericolose che interesseranno nell’immediato gli operai interessati. È tutto un gioco per far sparire i rifiuti sotto il tappeto.

Il nuovo inceneritore potrebbe essere fatale per la falda acquifera dei Castelli Romani?
Abbiamo l’esempio di quello che consuma un analogo impianto di questo genere. Per avere un’idea prendiamo il caso del gassificatore della Pontina Ambiente, che siamo riusciti a bloccare per sempre, nel 2013. Benché di dimensioni molto inferiori a quelle annunciate dell’inceneritore di Roma, i consumi idrici di quest’impianto si sarebbero dovuti aggirare intorno ai 350 mila metri cubi per le 160 mila tonnellate di rifiuti inceneriti. L’inceneritore proposto (600 mila tonnellate l’anno), potrebbe richiedere fino a un milione di metri cubi di acqua l’anno. Oltre all’acqua c’è da sottolineare che emetterà fumi molto caldi, tra i 200 e 250 gradi, con conseguente cambiamento del microclima circostante. Di conseguenza i consumi abnormi di acqua saranno intollerabili in un sistema già in sofferenza per la gravissima crisi idrica che stiamo affrontando. Altro problema poi è la cumulabilità degli impatti inquinanti. Se la discarica per le ceneri verrà costruita a Santa Palomba, abbiamo da considerare la vicinissima discarica di Albano, che provoca da decenni l’inquinamento dell’aria e delle falde idriche. La possibile presenza della discarica a servizio dell’inceneritore per smaltire le ceneri leggere soprattutto, secondo la documentazione tecnica scientifica disponibile, nel corso degli anni potrebbe provocare un ulteriore inquinamento dell’aria e delle falde a causa degli aumenti di temperatura interna che possono provocare microfessurazioni nei mantelli di rivestimento dell’invaso e percolazione di metalli pesanti e idrocarburi.

Per quanto riguarda gli impatti climatici invece?
L’Europa ha dato finalmente dei timidi segnali: gli inceneritori non godranno più di incentivazioni di sorta. Insomma, si stanno accorgendo che questa tecnologia deve essere superata perché peggiora l’impatto sui cambiamenti climatici. L’incenerimento è infatti responsabile di un’elevata produzione di CO2 (dai 700 agli 800 g di CO2 per ogni kilowattora prodotta). Il contributo all’impatto climatico è elevato e l’espediente della cattura sperimentale della CO2 è del tutto irrealistico. Da ultimo non si può tacere che il vergognoso Piano de Rifiuti sottoposto a VAS (Valutazione Ambientale Strategica), non dedica alcun cenno e attenzione alla tutela della salute delle popolazioni coinvolte e dell’ambiente: solo parole al vento.

Last Updated on 13 Novembre 2022 by AutoreL

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