Grottaferrata, il primo giorno di scuola: verso una legge sulla gentilezza

Grottaferrata, il primo giorno di scuola: verso una legge sulla gentilezza


Lettera aperta di Federica Cattani, cittadina delegata alla gentilezza del Comune di Grottaferrata e ambasciatrice dell’associazione Costruiamo Gentilezza

Grottaferrata – “Un anno e mezzo fa ho ricevuto nella mia città una delega al cittadino che fu accolta con un po’ di ilarità da alcuni, la delega alla gentilezza. Era un po’ un foglio bianco da riempire, probabilmente, con panchine viola, giochi in piazza e cartelloni colorati.
Invece iniziai un percorso esplorativo, “à la carte” come mi piace dire sempre. La gentilezza non può né essere insegnata, né imparata. A mio avviso è qualcosa da riscoprire, ridisegnare insieme.
Così iniziò un percorso quasi porta a porta, in piazza, nei negozi, nelle scuole, con orecchie ed occhi aperti, a captare quello che nelle persone c’è di eccezionale, spesso addirittura inconsapevolmente. L’idea di fondo era osservare, cercare e raccogliere, come moderni antropologi urbani, e poi forse raccontare, i gesti eccezionali che avvengono qui, nelle nostre città. Perché si può essere eroi anche nel proprio mondo e nella propria veste, nel proprio ruolo sociale, senza abbandonare tutto per vivere in una missione lontana migliaia di chilometri da casa. E la chiave è proprio lei, la gentilezza. La gentilezza come nobiltà, fatta necessariamente di due elementi: ricezione e trasmissione. Di cosa? Di emozioni. Di vissuto. Di umanità. L’umanità ci può salvare, e ci salverà. Dall’indifferenza, dalla rabbia, dalle incomprensioni, dalla solitudine, dalla violenza.
Armata di un quadernone viola, già sporco di appunti (ed interrogativi, su come fare la delegata alla gentilezza), e di una penna blu (quelle con la punta a pennarello sottile, che tracciano con dolcezza ma fermamente il foglio, come piace a me), di una scatola glitterata color oro, di un cartoncino arrotolato verde e di qualche cartoncino in più (non si sa mai, magari potrà servire), suonai il citofono della prima scuola.
Con il cuore in gola, e con la paura di restare senza parole di fronte ad ottanta bambini.
Quella giornata iniziò, con voce tremante, compilando tutti insieme un alfabeto della gentilezza. Un alfabeto in cui ad ogni lettera deve corrispondere una parola o una frase sulla gentilezza. Ovviamente se si parla di gentilezza non si può restare impostati. A me piace che i bambini si possano sbottonare, possano urlare, possano sentirsi liberi, perché devono uscire le emozioni.
Dopo l’alfabeto si passò a quella bellissima scatola glitterata dorata, che è la scatola dei desideri gentili. Ogni bambino può scrivere su un foglietto di carta ciò che vuole, ciò che desidera. E quando poi i desideri vengono letti… ci si affanna di emozioni. “Vorrei che tutti avessero da mangiare. Vorrei che non ci fossero più le guerre. Vorrei che mio nonno, che ha un tumore, guarisse. Da grande vorrei fare il poliziotto per aiutare chi è in difficoltà”. E tanti altri.
Eravamo in una palestra, io seduta per terra (non sono una maestra, al limite una discente di gentilezza, i bambini sono maestri assoluti in questa materia, basterebbe dar loro la voce, ed ascoltarla).
“Bambini, non vi ho detto che sono anche un avvocato. Stavo pensando… ci sono tantissime leggi, ma non c’è una legge sulla gentilezza. Se potessimo scriverla noi, cosa vorreste?”

  • Vorrei che tutti aiutassero di più le persone in difficoltà (Tommaso)
  • Vorrei che quelli che non hanno le cose ce le hanno presto (Angela)
  • Vorrei che la guerra finisse prima (Sara)
  • Vorrei una legge che non si fa più la guerra (Leonardo)
  • Vorrei che quando si litiga si fa sempre pace (Gabriele)
  • Vorrei che tutti devono essere più gentili con gli altri (Giulia)
  • Vorrei una legge che tutte le persone sono accettate per come sono (Gioia)
  • Vorrei che le persone non si picchiassero (Daniele)
  • Vorrei che le persone abbassassero il prezzo del mangiare (Valerio)
  • Vorrei che tutti non litigano più (Giovanni)
  • Vorrei che non ci fosse il bullismo (Saverio)
  • Vorrei una legge che ci fosse il rispetto sia per le persone che per la natura (Valerio)
  • Vorrei dare sempre una seconda possibilità alle persone (Ascanio)
  • Vorrei che la guerra non si fa perché è una cosa brutta (Gabriele)
  • Vorrei che nessuno fosse discriminato (Alessia)
  • Vorrei bloccare la guerra (Giuseppe)
  • Vorrei che fossero aiutate le famiglie (Debora)
  • Vorrei che non si ostacola l’amore per l’altro (Beatrice)
  • Vorrei che crediamo negli esseri umani (Sofia)
    E tante altre ancora. Le sto raccogliendo, ed il mio sogno è farle conoscere, un giorno, al mondo degli adulti, e chiedere a tutti di leggerle e verificare se le stiamo rispettando. Se i bambini fossero nelle sale dei bottoni, come sarebbe il mondo? Cosa deciderebbero in tema di conflitti, di inclusione, di ambiente, di animali, di fragilità?
    Ah, il cartoncino arrotolato. A cosa serve? Sul cartoncino ho copiato la norma più importante, a mio avviso, del nostro ordinamento. Il principio di uguaglianza, l’art. 3 della nostra Costituzione. Anzi, i due principi di uguaglianza. L’art. 3 comma 1, il principio di uguaglianza formale:
    Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
    E l’art. 3, comma 2, il principio di uguaglianza sostanziale:
    È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
    L’ho letto in ogni occasione, ad oggi a circa 830 bambini, in 50 incontri. A bambini e ragazzi cerco di spiegare che tutti siamo uguali, e la loro reazione mi conforta sempre, perché mi rispondono “certo che siamo uguali!”.
    E poi spiego che abbiamo un diritto ed un dovere all’uguaglianza. E che dobbiamo anche noi rimuovere ogni ostacolo all’uguaglianza che possiamo trovare intorno a noi. Quegli ostacoli sono un bisogno di gentilezza, che ognuno, nel proprio ruolo nella società, può accudire. Possiamo giocare con un bambino isolato, possiamo aiutare una mamma stanca la sera, possiamo chiedere ad un nonno solo di raccontarci una storia. Possiamo accudire un animale. Possiamo e dobbiamo rispettare l’ambiente e le risorse naturali.
    C’è sempre un bisogno di gentilezza vicino a noi, basta scorgerlo e prendersene cura. Ed avremo contribuito a migliorare il mondo, con una piccola briciola, con un piccolo passo, ma se di briciole ce ne saranno tante, ogni giorno, se ci contageremo di gentilezza, se ci abitueremo al piacere che si prova quando si aiuta qualcuno, quando facciamo passare la tristezza ad un amico, quando abbracciamo chi soffre e sorridiamo insieme un istante, allenandoci, come in uno sport, a praticare ogni giorno la gentilezza, questo mondo sarà migliore”.
    Di Federica Cattani

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Last Updated on 1 Dicembre 2023 by Autore C

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