Grottaferrata, la rete della gentilezza. Intervista a Federica Cattani

La nostra società ha bisogno di gesti gentili e di attenzione verso il prossimo. Intervista a Federica Cattani, cittadina delegata di Grottaferrata, comune capofila della Rete della Gentilezza
Grottaferrata – Il significato della parola gentilezza, interpretato dagli stilnovisti, ci riporta alla nobiltà d’animo, un concetto che impone alla persona di essere predisposti verso questo stato di elevazione dello spirito. La nobiltà d’animo è quell’espressione che rimanda all’astrazione che racchiude il significato di questa parola anche in termini moderni: spendere la propria via per alleviare le sofferenze altrui.


Per sensibilizzare verso questo tema, è stata istituita il 13 novembre, ovvero il giorno d’inizio della conferenza del World Kindness Movement di Tokyo nel 1997, la Giornata Mondiale della Gentilezza. Aderirono, alla Dichiarazione della Gentilezza, 27 Paesi che scelsero il motto “Guardare oltre noi stessi e oltre i confini di Paesi, etnie, religioni e culture”. Inclusione e attenzione verso il prossimo, concetti che in alcune parti del mondo sembrano essere stati spazzati via.
Nel nostro territorio sono sette i comuni che hanno formato la Rete della Gentilezza del Distretto socio-sanitario Rm 6.1: Grottaferrata (Comune capofila), Colonna, Frascati, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Rocca di Papa e Rocca Priora.
Nelle notti precedenti la giornata della Gentilezza, i giorni 11 e 12 novembre scorsi, i comuni della Rete, con il patrocinio anche della Comunità Montana dei Castelli Romani e Monti Prenestini, hanno realizzato il progetto “Coloriamo la notte di Pace”, illuminando un edificio o un monumento pubblico con uno dei colori della bandiera della pace, in modo da creare una bandiera diffusa in senso di unione e appartenenza al territorio, ma soprattutto cementando il concetto che insieme si possono realizzare cose importanti.

Abbiamo raggiunto Federica Cattani, cittadina delegata alla Gentilezza del comune di Grottaferrata, per parlare di questo tema che, in apparenza può sembrare banale, ma che in realtà è di una profondità sconcertante.


Federica, la prima domanda è inevitabile, che cos’è per lei la gentilezza?
Gentilezza può significare tante cose, ma volendo racchiudere tutto in una solo parola, per me, è l’umanità. Basta guardarsi attorno, gentilezza è andare in soccorso di una mamma stanca, di un nonno solo, di una persona in difficoltà. Una frase per esprimere in modo adeguato il concetto è quella di D’Annunzio: “Io ho quel che ho donato”, perché quello che ci rimane è esattamente quello che diamo agli altri. Alla gentilezza occorre allenarsi, come fosse uno sport, una disciplina, ci può costare attenzione all’inizio, può essere difficile perché fuori dai nostri schemi abituali, ma se cerchiamo di praticarla sempre, allora sarà tutto più facile. È questo uno dei concetti che ripeto ai bambini in giro per le scuole.
Ha portato nelle scuole un tema importante.
Durante il primo anno di delega, abbiamo incontrato oltre 750 bambini in vari istituti delle primarie e secondarie del nostro comune e non solo, affrontando questo argomento. Dopo un dialogo con gli studenti, che ha sempre regalato emozioni bellissime, introducevo una norma fondamentale del nostro ordinamento, l’art. 3 della Costituzione, il principio di uguaglianza formale e sostanziale. Tutte le scuole aderenti hanno realizzato poi degli elaborati sulla traccia “Guardati attorno, cerca un bisogno di gentilezza e prenditene cura” (per i più piccoli) o sul principio di uguaglianza. La sfida è sensibilizzare le nuove generazioni a sapersi prendere cura del prossimo, ma anche dell’ambiente che ci circonda perché la gentilezza è anche questo. Ho cercato di farli riflettere sul fatto che essere gentili ci fa stare bene, come quando si mangia la cioccolata.
Qual è stato il ritorno di tutto questo impegno?
Alla fine dell’anno come Amministrazione abbiamo consegnato 49 attestati (uno per ogni classe aderente), ma il ritorno è stato enorme, grazie soprattutto al lavoro fatto dagli insegnanti che dopo l’incontro hanno continuato a parlare di questa tematica facendola quasi diventare una materia soft. Quando abbiamo rincontrato queste classi ci siamo resi conto di quanto è stato fatto, come i fiori formati dai petali che ricordavano ogni atto di gentilezza spontanea. Ritrovare i segni di quel percorso in tutti gli istituti, è stato meraviglioso, un’emozione bellissima. Abbiamo raccolto anche i desideri della gentilezza scritti dai bambini. Quello che ci ha colpito è che nella scuola secondaria una percentuale non trascurabile si concentrava sulla discriminazione dovuta al bullismo, ai giudizi sull’aspetto estetico e il rispetto dei diritti LBTG. Da questa esperienza è nato un flash mob durante la fiera di Grottaferrata dove ho riscontrato un entusiasmo quasi inaspettato per la partecipazione al progetto.
Per gli studenti più grandi come è stato affrontato il tema?
Abbiamo parlato dell’articolo 3 della Costituzione che ci ricorda che siamo tutti uguali, ma anche che la Repubblica (ovvero anche ognuno di noi), deve rimuovere gli ostacoli all’uguaglianza. I ragazzi lo sanno che siamo tutti uguali, nella loro purezza sono inclusivi e solidali. Quello che dico loro è che quando qualcuno invece vuole imporre differenze, vuole far sentire qualcuno diverso, ricordate quel numero 3, a ricordare proprio l’articolo della Costituzione ed il diritto (e dovere) all’uguaglianza.
Un momento particolarmente toccante.
Lo scambio e il dialogo continuo con i bambini è un’emozione pura. Il momento più toccante e più profondo, quello che personalmente, forse, più mi ha fatto riflettere, è stato questo. Avevo chiesto dei suggerimenti per una legge sulla gentilezza. Una bambina mi ha sussurrato che avrebbe voluto una legge contro il razzismo. Mi è sembrato di sprofondare perché evidentemente, se una bambina percepisce una simile necessità, (tra l’altro di una norma che già è presente ed enunciata fortemente nella nostra Costituzione), la mancanza percepita ha una gravità che forse non immaginiamo.
E gli adulti?
Per loro abbiamo istituito un concorso dal titolo ‘Facciamo Diventare Ordinario lo Straordinario’ dove non si vince nulla, solo un attestato consegnato dal Sindaco. L’obiettivo è quello di scovare, anche attraverso delle segnalazioni, eroi civici nascosti nella vita di tutti i giorni, perché esiste gente incredibile e con il loro agire, che deve essere di esempio per tutti, possiamo far capire che la gentilezza è un atto di forza e di coraggio, e non di debolezza. Serve, alla società, una solidarietà diffusa che oltre ad arricchire il tessuto sociale, a creare una ricchezza ed una risorsa a costo zero, gratifica ed appaga anche chi se ne rende protagonista.
Attestati come testimonianza per una società migliore
Ci auguriamo che questi attestati possano un giorno ispirare, anche nei piccoli gesti della vita quotidiana, nuovi esempi da seguire, o che possano evitare che gli animi e i cuori delle persone possano indurirsi quando la vita cerca di cambiarci in negativo.
Dove vuole arrivare?
Il nostro obiettivo è provare a migliorare il mondo attorno ai più piccoli, perché se riuscissimo a renderlo migliore per loro, più vivibile, più gentile, allora saremo riusciti a migliorarlo per tutti. Per dare una cassa di risonanza ancora più importante, insieme al Sindaco Mirko Di Bernardo abbiamo candidato La rete del nostro territorio, al ruolo di Capitale di Costruiamo Gentilezza per il 2025, attraverso l’associazione Costruiamo Gentilezza di cui sono ambasciatrice.
Emanuele Scigliuzzo
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Last Updated on 19 Novembre 2023 by Redazione 2