GENITORI, FIGLI ED EMOZIONI…

GENITORI, FIGLI ED EMOZIONI…

3 ottobre 2020, su ‘Il Messaggero’ leggiamo: “Bimbo suicida, ai funerali il papà in lacrime: << Cosa è successo? Fino alla cena con noi era felice>>.

Poco più di un anno fa su ‘La Repubblica’, l’analista filosofo Moreno Montanari scriveva ‘… urge un sapere capace di dare voce a quanto viviamo, alla confusione e alla complessità del mondo, dentro e fuori di noi, a partire dalla nostra personalissima vicenda biografica, per imparare a riconoscerla come inevitabilmente intessuta con quella degli altri…’ sottolineando che il vero analfabetismo è quello emotivo.

Colpisce la frase del padre di questo preadolescente ‘fino a cena con noi era felice’, senza entrare nel dettaglio di una situazione di cui non si conoscono bene i particolari proviamo a capire cosa è cambiato nelle nuove generazioni. Sembra che i bambini di oggi abbiano difficoltà a dare un significato a ciò che vivono (mi sento di dire che questa difficoltà riguarda anche molti adulti).

Nella mia esperienza quotidiana all’interno scuola ho avuto modo di vedere come i bambini si trovino molto spesso in difficoltà ad esprimere ciò che sentono in termini di emozioni. Ricordo in particolar modo un’alunna che di fronte alla consegna dell’insegnante di scrivere una frase spontanea per uno dei genitori, invece di copiare la solita poesia, si era completamente bloccata.

Negli anni lei ed altri bambini hanno avuto la fortuna di avere in classe degli adulti di riferimento che hanno saputo porsi come basi sicure permettendogli di non aver paura, di sintonizzarsi con un’ampia gamma di emozioni, evitando così di rimanere in quel territorio sospeso in cui il non riuscire ad esprimere quello che si ha dentro, soprattutto se complesso, finisce per esprimersi in modo disfunzionale.

Gli adulti dovrebbero essere dei mediatori che danno valore alle emozioni sperimentate dal bambino, che lo aiutano a dargli un significato e a regolarle in base al contesto. Non dimentichiamo che le emozioni dipendono dal modo in cui valutiamo e interpretiamo gli stimoli che provengono sia dall’ambiente fisico che da quello sociale.

È il significato che attribuiamo agli eventi più che gli eventi stessi a creare sofferenza emotiva. Il bambino andrebbe guidato nel raggiungimento di una competenza emotiva fatta di sensazioni corporee, percezione e riconoscimento delle emozioni.

Vi siete mai chiesti cosa c’è dietro al mal di pancia quando si arriva al cancello della scuola? Paura dell’interrogazione, paura dell’abbandono, paura che possa succedere qualcosa al genitore mentre si è a scuola… possono esserci molte cose dietro ad un mal di pancia. Sin da piccoli i bambini sono bombardati dagli stimoli provenienti da tv, tablet, smartphone (e non solo) ma non hanno la capacità di elaborali tutti. Un’alfabetizzazione emotiva è fondamentale per non ritrovarsi impreparati alla vita, senza strumenti per affrontarla. Gli adulti hanno un compito importante nei confronti dei più piccoli.

Il genitore si dovrebbe porre come facilitatore nella costruzione delle mappe emotive dei figli: è importante essere disponibili al dialogo in modo che imparino a condividere, a riflettere su sé stessi e sulle proprie azioni cosi come saper vedere le cose da punti di vista diversi.

I bambini andrebbero aiutati a riconoscere il valore delle emozioni, anche di quelle negative.

Dovrebbero imparare a dare un nome alle emozioni. I figli andrebbero ascoltati senza giudizio. Siate empatici con loro. I figli si nutrono del tempo e delle attenzioni che i genitori gli dedicano. Quando giungono nelle età critiche anche loro, proprio come continua ad essere per noi adulti, si pongono domande esistenziali e non dovrebbero essere lasciati soli altrimenti cercheranno risposte altrove ed il rischio di non saper selezionale le molteplici informazioni a cui sono esposti può avere conseguenze anche gravi.

Mary Bray Pipher riflettendo sul ruolo del genitore afferma “[…] Dovremmo insegnare loro (si riferisce ai figli) nuovi modi per rilassarsi, godersi la vita e affrontare lo stress. Abbiamo la responsabilità di insegnare ai nostri figli come trovare piacere nelle cose giuste”.

Troppo spesso i giovani si rifugiano nel web con tutti i pericoli che ne derivano, le statistiche ci dicono che un’alta percentuale di genitori ritiene che i figli non accedano a contenuti inappropriati, molti pensano che i figli non mentano sulle operazioni che compiono sul web, all’opposto i figli confessano di non dire ai genitori cosa fanno sul web. Siamo in un mondo di iperconnessi, giovani e adulti.

 Ma quali sono i rischi del web? Isolamento, dipendenza da internet, pornografia online, sexting, violenza, cyberbullismo.

Per approfondire queste tematiche potete scrivermi all’indirizzo e-mail : [email protected]

Di Dott.ssa Luana Gabriele Psicologa Psicoterapeuta

Last Updated on 28 Marzo 2021 by

antica osteria del corso grottaferrata pasqua

Redazione 2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Tutti i diritti riservati