Beni confiscati alle mafie, la mappa dei Castelli Romani

Beni confiscati alle mafie, la mappa dei Castelli Romani

Burocrazia, inerzie amministrative, taglio dei fondi. Quale destino per i siti da restituire alla cittadinanza?

Castelli Romani – Sono 70 i beni confiscati alle mafie nei Castelli Romani consegnati ai Comuni per un recupero finalizzato a scopi socialmente utili. Qualche terreno, 4 nello specifico, e 66 immobili ad uso abitativo disseminati nel territorio, che spesso rivendicano ancora il simbolo di una presenza criminale concreta, arrogante. Almeno finché lo Stato non intervenga a finanziarne la manutenzione, o gli enti assegnatari, in questo caso i Comuni, presentino un progetto di restauro che realizzi finalmenti il principio della legge 109/96: restituirli alla collettività e trasformarli in presidi di giustizia, inclusione, legalità.

Con l’aiuto di “Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie – Presidio Natale De Grazia”, abbiamo tracciato una mappa precisa di queste proprietà, avvalendoci degli elenchi pubblicati dall’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC): 17 a Ciampino, 14 a Marino, 12 a Grottaferrata, 10 a Velletri, 7 a Frascati, 3 a Rocca Priora, seguite da 2 unità a Monte Compatri e ad Albano Laziale, e un unico sito rispettivamente a Castel Gandolfo, Genzano di Roma e Lariano. Restano esclusi, ovviamente, gli immobili sequestrati ai clan e ancora sotto la gestione dell’Agenzia, che in tutto il Lazio, secondo l’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza della Regione, sono ben 24.529.

In alcuni casi, come per il famoso “Castelletto” di Castel Gandolfo – maxi villa con tanto di torri e affaccio panoramico su un parco privato appartenuta a Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana –valgono molto. O almeno valevano molto alla data della confisca: se nel 2001 la cifra stimata si aggirava intorno ai 5 milioni di euro, ad oggi quel che resta del maniero del boss è una rovina immersa nel verde. Sul sito del Comune, alla voce “Amministrazione trasparente”, se ne legge l’epitaffio in un laconico trafiletto aggiornato al 2021: “Bene non assegnato, oggetto di sanatoria. Per la parte regolare è stato richiesto un finanziamento non ottenuto”.

A Grottaferrata, per l’ex ristorante “La Bazzica”, assegnato nel 2010, solo due anni fa una delibera di giunta ne ha stabilito la riqualificazione per utilità sociale. In altri 5 locali, lo Stato ha pensato di impiantare una stazione dei Carabinieri e gli alloggi del personale. In 5 immobili del patrimonio di Frascati saranno operativi, rispettivamente, 2 centri di assistenza per anziani, uno per disabili comprensivo di uno spazio protetto per gli incontri fra i genitori non affidatari e i propri figli, e due poli museali sulle tradizioni enologiche tuscolane, ma nulla è dato sapere sul destino degli altri due beni assegnati alla città.

Seguire l’evoluzione di queste assegnazioni non è facile: non tutti i Comuni assolvono con immediatezza e completezza l’aggiornamento dei dati relativi all’iter dei siti ereditati, né si adoperano per la messa a
terra di progetti manutentivi o di riconversione, che siano degni di finanziamenti per una realizzazione in tempi ragionevoli. Motivazione, questa, che avrebbe spinto il Governo a tagliare i 300 milioni di fondi del Pnrr – dai quali comunque il Lazio era stato escluso – destinati al recupero dei beni confiscati alle mafie. Parole vuote quelle di Raffaele Fitto, ministro agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, su nuove ipotetiche fonti di finanziamento, delle quali nessuno conosce l’entità né le modalità d’erogazione.

Assoggettare il male al servizio del bene resta l’intuizione alla base della normativa nazionale anti-mafia, che ha ispirato analoghi provvedimenti in tutto il mondo. Un’Italia all’avanguardia, insomma, ma solo su carta, o almeno nelle intenzioni. Ad oggi, da parte del Governo, il messaggio istituzionale è tanto negativo quanto forte: trasformare gli antichi fortini del malaffare in occasioni di lavoro pulito non sembra essere una priorità del Paese.

Viviana Passalacqua

Last Updated on 17 Settembre 2023 by Autore C

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