It’s not stress that kills us, it is our reaction to it. Hans Seyle

It’s not stress that kills us, it is our reaction to it. Hans Seyle

Lo stress viene definito come “il pattern di risposte specifiche e non che un individuo dà a eventi che rompono il suo equilibrio e mettono a dura prova o superano la sua capacità di affrontarli”. Lo stress è in sostanza la prima sollecitazione che subisce l’organismo quando viene meno l’equilibrio tra organismo e ambiente. La categorizzazione di un fattore come negativo o positivo dipende dal contesto, dalla reazione fisiologica che genera, dalla percezione stessa del fattore come positivo o negativo. Quindi esso non ha solo connotazione negativa (distress); può anche essere positivo (eustress).
Lo stress non agisce sempre per turbare l’organismo ma, talvolta, giunge per avvisare il corpo e la mente che qualcosa non va, lo stress positivo spinge al cambiamento: incita, sprona, induce l’individuo a focalizzarsi su di sé,si manifesta sotto forma di stimolazioni ambientali costruttive ed interessanti. Questi stimoli ci mantengono attivi e reattivi spingendoci a rendere la nostra vita motivata e movimentata, a ricercare il modo per far fronte al nostro malessere. Lo stress positivo non dipende dal tipo di stimolo che lo genera bensì da come questo viene percepito dal soggetto in questione. Lo stress quindi è associato con gli effetti desiderabili o indesiderabili per l’individuo.
“La completa libertà dallo stress è la morte. Contrariamente a quanto si possa pensare, noi non dobbiamo e non possiamo evitare lo stress, ma possiamo andargli incontro in modo efficace traendone vantaggio, imparando di più dai suoi meccanismi, e adattando a esso la nostra filosofia dell’esistenza ad esso” (Selye, 1973).
Gli stressor (agenti stressanti) possono essere di tre tipi: fisici, biologici e psicosociali ed agiscono sull’organismo generando su di esso una risposta fisiologica aspecifica (stress).
Quando lo stress è prolungato può provocare conseguenze negative su più fronti. Lo stress cronico può portare anche a problemi seri, individuiamo le fasi di azione che caratterizzano la sindrome generale di adattamento:

  • fase di allarme: in questa fase il corpo cerca tutte le energie che ha a disposizione per far fronte allo stressor nel miglior modo possibile, il protagonista è l’ipotalamo con la secrezione di ormoni come cortisolo, adrenalina e noradrenalina, produce degli antidolorifici naturali che innalzano la soglia del dolore, attraverso il sistema simpatico stimola altri sistemi come quello vascolare, muscolare liscio e ghiandolare e inibisce il funzionamento dell’apparato digerente.
  • Fase di resistenza: il l’organismo cerca di adattarsi alle circostanze e di resistere fin quando l’elemento stressante non scompare, viene prodotto cortisolo in gran quantità causando un indebolimento delle difese immunitarie arrivando fino alla loro soppressione. Questa fase dura finichè è necessaria una certa prontezza d’azione secondo la percezione del soggetto.
  • Esaurimento: generalmente inizia quando l’organismo percepisce il pericolo come finito e le energie vengono meno; assicura al corpo il riposo necessario per riprendersi. Se la fase di resistenza termina prima che siano consumate tutte le energie si percepisce sollievo (come dopo un evento sportivo emozionante), se la seconda fase si prolunga possono derivarne lunghi periodi di esaurimento.
    Quando ci imbattiamo in situazioni stressanti tendiamo a valutarle in due fasi, inizialmente consideriamo la gravità della minaccia ed in un secondo momento le risorse necessarie per farvi fronte, è il rapporto tra gravità e risorse percepite che determinano il livello di stress percepito.
    Ma come reagiamo? Un possibile modo è quello di cercare di ridurre la minacciosità dello stressor (coping centrato sul problema), un altro modo è quello di regolare la reazione emotiva di fronte ad esso (coping centrato sulle emozioni).
    Fattori di vulnerabilità sono il genere, la personalità, la valutazione cognitiva ma anche l’età, il supporto sociale, eventuali patologie psichiatriche.
    Le possibili conseguenze legate allo stress sono l’insorgere di malattie somatiche come allergie, artrite reumatoide, asma, cefalea, colite, disturbi dermatologici, disturbi gastrointestinali, disturbi cardiovascolari oppure reazioni emotive come irritabilità, ansia, disturbi del sonno, depressione, ipocondria. Inoltre può influenzare il funzionamento cognitivo con difficoltà di concentrazione, perdita della memoria, scarsa propensione dell’apprendimento…).
    “La più grande arma contro lo stress è la nostra capacità di scegliere un pensiero piuttosto che un altro” William James….
    Ci vediamo a settembre… se avete curiosità e domande da fare potete scrivere a [email protected].

Dott.ssa Luana Gabriele
Psicologa Psicoterapeuta

Last Updated on 16 Novembre 2020 by

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Redazione 2

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